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Acqua nello Studio Trisorio

Olga Scotto di Vettimo

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Inaugurato nel 1974, lo Studio Trisorio è animato dai primi anni Novanta dal lavoro di Laura Trisorio, figlia dei fondatori Pasquale e Lucia Trisorio. È lei l’ideatrice nel 1996 di «Artecinema», rassegna internazionale di film sull’arte contemporanea di cui è anche curatrice. 

Qual è il suo bilancio della XXI edizione di «Artecinema» realizzata lo scorso ottobre?
Siamo soddisfatti. Anche quest’anno gli spettatori, provenienti da tutta Italia e dall’estero, sono stati numerosissimi, circa 8mila, e i registi ospitati hanno espresso grande entusiasmo. Abbiamo dato ampio spazio a temi sociali e per il secondo anno consecutivo siamo riusciti a portare il festival anche fuori dai teatri, ai detenuti delle carceri di Secondigliano e Nisida e agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Abbiamo ospitato fra gli altri i fotografi afghani Massoud Hossaini, vincitore del premio Pulitzer 2012, e Farzana Wahidy, con incontri e workshop in Accademia sulla libertà di stampa e la problematica condizione delle donne in Afghanistan. A dicembre, grazie a un progetto sostenuto dalla Direzione Generale per il Cinema del Mibact, porteremo «Artecinema» negli Istituti italiani di cultura all’estero diffondendo soprattutto le produzioni di registi e artisti italiani. Cominceremo dalla Spagna in concomitanza del Festival de Cine de Madrid.

Qual è la prossima mostra in galleria?
Il 14 dicembre inauguriamo una mostra dell’artista catalana Eulalia Valldosera, che ha lavorato a un nuovo progetto intitolato «Plastic Mantra» muovendosi per mesi fra Capri, i Campi Flegrei e Napoli. Definito dall’artista «Canto di guarigione delle acque marine dell’isola di Capri», il progetto nasce quale riflessione sull’elemento acqua come simbolo denso di significati. L’acqua è elemento portante della memoria, fonte di vita, sostanza purificante e rigenerante; l’acqua del mare è spazio infinito di ispirazione e mediazione, ma anche luogo di contaminazione ridotto dall’uomo a ricettacolo di rifiuti inquinanti. Per la Valldosera l’arte è un viaggio interiore, un’esperienza d’ascolto dei livelli invisibili della memoria attraverso il contatto con le energie profonde della materia. L’artista si fa medium di queste esperienze ricalcando il modello di figure archetipiche di mediatrici e guaritrici come le Sibille. Ci sarà in mostra una grande e spettacolare installazione di acqua e luce.

I suoi progetti futuri?
Per il 2017 stiamo preparando due importanti mostre di Louise Bourgeois e Jan Fabre.

Olga Scotto di Vettimo, 11 dicembre 2016 | © Riproduzione riservata

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