Da sinistra a destra: poesia parlata di Afro-Latina e Hair, video, di Elizabeth Acevedo; «Thank You for Teaching Me English», installazione fotografia, 2013, di Naoko Wowsugi; e «Lingering Survival of the Unit», animazione stop motion, 2018, di Stephanie Williams, nell'allestimento della mostra alla galleria Sala 1 di Roma

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Da sinistra a destra: poesia parlata di Afro-Latina e Hair, video, di Elizabeth Acevedo; «Thank You for Teaching Me English», installazione fotografia, 2013, di Naoko Wowsugi; e «Lingering Survival of the Unit», animazione stop motion, 2018, di Stephanie Williams, nell'allestimento della mostra alla galleria Sala 1 di Roma

Acevedo, Williams, Wowsugi: storie americane

Tre artiste statunitensi sviluppano da Sala 1 i temi dell'identità culturale e dell'integrazione

Silvano Manganaro

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In un tempo in cui anche gli Stati Uniti innalzano muri, rimettendo al centro del dibattito nazionale e internazionale i principi basilari di antirazzismo e integrazione, una mostra come quella organizzata da Sala 1 (lo storico spazio espositivo romano a un passo dalla Scala Santa e diretto da Mary Angela Schroth e Ottaviano D’Egidio) ha il sapore della necessità.

«Storie americane: Stephanie Williams, Naoko Wowsugi, Elizabeth Acevedo» è il titolo dell’esposizione aperta dal 20 marzo al 15 aprile, con l’intento di raccontare le storie di tre artiste residenti a Washington, differenti per origini e formazione ma accomunate dall’attenzione ai temi dell’identità culturale e dell’integrazione negli Stati Uniti d’America.

La curatrice Allison Nance, direttrice del programma International Arts & Artists (IA&A) dell’Hillyer Art Space di Washington, ha strutturato la mostra come una sorta di narrazione a tre voci.

Stephanie Williams presenta l’installazione video «Lingering Survival of the Unfit», un’animazione in stop-motion che trae origine da una ricerca nata dalla necessità di indagare la storia della sua famiglia e delle sue origini filippine.

Naoko Wowsugi è una coreana nata e cresciuta in Giappone ed è arrivata negli Stati Uniti nel 2001 senza conoscere nemmeno una parola di inglese; nel suo lavoro fotografico «Thank You for Teaching Me English» immortala tutte le persone che le hanno insegnato almeno una parola della sua nuova lingua.

Infine Elizabeth Acevedo è una scrittrice, figlia di immigrati domenicani, che ha raggiunto la notorietà in America per il suo pluripremiato romanzo The Poet X: l’autrice riporta in alcuni video la lettura di due sue poesie Afro-Latina e Capelli.

Da sinistra a destra: poesia parlata di Afro-Latina e Hair, video, di Elizabeth Acevedo; «Thank You for Teaching Me English», installazione fotografia, 2013, di Naoko Wowsugi; e «Lingering Survival of the Unit», animazione stop motion, 2018, di Stephanie Williams, nell'allestimento della mostra alla galleria Sala 1 di Roma

Silvano Manganaro, 19 marzo 2019 | © Riproduzione riservata

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