«Abakan Red» (1969) di Magdalena Abakanowicz, Londra, Tate Modern. © Fundacja Marty Magdaleny Abakanowicz Kosmowskiej i Jana Kosmowskiego, Varsavia

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«Abakan Red» (1969) di Magdalena Abakanowicz, Londra, Tate Modern. © Fundacja Marty Magdaleny Abakanowicz Kosmowskiej i Jana Kosmowskiego, Varsavia

Abakanowicz e Yiadom-Boakye alle due Tate

Alla Tate Modern le sculture tessili dell’artista polacca, i ritratti immaginari della pittrice britannica di origine ghanese alla Tate Britain

Dal 17 novembre al 21 maggio la Tate Modern dedica una personale a un’artista la cui fama è oggi un po’ tramontata, ma che contribuì a ridefinire il linguaggio della scultura, anche di quella tessile, nel secondo dopoguerra. Si tratta di Magdalena Abakanowicz, nata in Polonia nel 1930 e morta a Varsavia all’età di 87 anni. Ed è proprio la Polonia rurale, quella della sua formazione, a fornire linfa vitale alla sua arte: un’arte intrisa di mito e folklore, e fatta di materiali organici quali crini di cavallo, canapa e sisal.

La magia che trasuda dai lavori di Abakanowicz fu percepita e apprezzata anche al di là dei confini della Polonia sovietica: la sua arte stregò l’Europa, garantendole importanti riconoscimenti internazionali (e un contratto con la Marlborough Gallery di Londra). Nel 1980 rappresentò la propria Nazione alla Biennale di Venezia, popolando il Padiglione polacco di 800 sculture di tessuto le cui forme rammentavano bozzoli o embrioni.

Sebbene anche nel bronzo l’artista abbia offerto profonde indagini sulla figura umana, il focus della mostra londinese è una serie di opere in fibra tessile dal titolo «Abakans»: strutture imponenti e dalle forme inusuali (alcune alte oltre cinque metri), a metà tra arazzi e sculture. Opere che tradiscono la fascinazione sconfinata di Abakanowicz per il medium della fibra e del tessuto.

«È di fibra che sono composti tutti gli organismi viventi, il tessuto delle piante, delle foglie e di noi stessi; i nostri nervi, i canali delle vene, i muscoli, ha dichiarato l’artista. Siamo delle strutture fibrose». La mostra rivela l’evoluzione di questi lavori, dalle prime superfici tessili dipinte degli anni Cinquanta agli ambienti scultorei monumentali degli anni Settanta.

In simultanea con Abakanowicz, la Tate Britain ospita per la seconda volta l’antologica dedicata alla pittrice Lynette Yiadom-Boakye (dal 24 novembre al 26 febbraio), già allestita negli spazi del museo nel 2020, ma interrotta bruscamente per via del lockdown. Nota per i suoi straordinari ed enigmatici ritratti a olio di individui fittizi, frutto dell’immaginazione dell’artista, Yiadom-Boakye (classe 1977) presenta a Londra, la sua città natale, oltre 70 lavori, prodotti tra il 2003 e oggi.

«Abakan Red» (1969) di Magdalena Abakanowicz, Londra, Tate Modern. © Fundacja Marty Magdaleny Abakanowicz Kosmowskiej i Jana Kosmowskiego, Varsavia

Federico Florian, 14 novembre 2022 | © Riproduzione riservata

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Abakanowicz e Yiadom-Boakye alle due Tate | Federico Florian

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