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Fondazione Benetton e Fondazione Imago Mundi sviluppano il tema della mappatura del mondo lungo le strade del sé, del subconscio, del corpo, dei pensieri e delle memorie
- Camilla Bertoni
- 07 febbraio 2022
- 00’minuti di lettura


«Waringari (Meeting Place)» (1996) di Rover Thomas
A Treviso tre mostre di artisti-cartografi
Fondazione Benetton e Fondazione Imago Mundi sviluppano il tema della mappatura del mondo lungo le strade del sé, del subconscio, del corpo, dei pensieri e delle memorie
- Camilla Bertoni
- 07 febbraio 2022
- 00’minuti di lettura
Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliDalla rappresentazione alla mappatura del mondo. Fondazione Benetton Studi e Ricerche e Fondazione Imago Mundi dal 5 febbraio aprono tre mostre (fino al 29 maggio), nell’ambito di «Treviso contemporanea», che sviluppano in modo diverso un tema comune: mappare il mondo.
La prima, «Mind the Map!», è ospitata a Ca’ Scarpa e curata da Massimo Rossi: raccoglie mappamondi dall’XI al XXI secolo di ogni provenienza. Dai libri di preghiera del XIII secolo alle rotte commerciali fino a Google, racconta una storia di confini e orientamenti stabiliti in base a convenzioni, affrontando una riflessione sulle dinamiche di costruzione del mondo.
Altra visione del mondo è quella che invece restituisce «Terra Incognita. Esplorazioni nell’arte aborigena» nella Chiesa di San Teonisto, a cura di D. Harding. Le opere esposte sono una selezione dalla collezione Luciano Benetton: una grande installazione composta da oltre ottanta tele dipinte ricostruisce il paesaggio culturale delle comunità aborigene del continente australiano, portando il pubblico italiano in un mondo perlopiù sconosciuto e inesplorato, dove c’è ancora molto da capire.
La terza mostra si intitola «Atlante Temporaneo. Cartografie del sé nell’arte di oggi», si trova alle Gallerie delle Prigioni ed è curata da Alfredo Cramerotti con le opere di Oliver Laric, Jeremy Deller, Paul Maheke, Matt Mullican, James Lewis, Walid Raad, Kiki Smith, Ibrahim Mahama, Otobong Nkanga, Rochelle Goldberg, Seymour Chwast, Enam Gbewonyo, Sanford Biggers e Sarah Entwistle.
Scelti come cartografi-artisti, questi autori sviluppano il concetto di «mappa» procedendo lungo le strade del sé, del subconscio, del corpo, dei pensieri e delle memorie che si stratificano in ognuno di noi.

«Waringari (Meeting Place)» (1996) di Rover Thomas