«Madonna in trono col Bambino e i santi Bartolomeo, Biagio, Giovenale e Antonio Abate» (1422) di Tommaso di Ser Giovanni di Mòne (detto Masaccio)

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«Madonna in trono col Bambino e i santi Bartolomeo, Biagio, Giovenale e Antonio Abate» (1422) di Tommaso di Ser Giovanni di Mòne (detto Masaccio)

A Reggello la prima opera di Masaccio

Il Trittico in mostra al Museo Masaccio d’Arte Sacra è posto in dialogo con opere di contemporanei tra cui il compagno Masolino da Panicale

Al Museo Masaccio d’Arte Sacra, sino al 23 ottobre, è allestita la mostra «Masaccio e i Maestri d’Arte del Rinascimento a confronto per celebrare i 600 anni del Trittico di San Giovenale», a cura di Angelo Tartuferi, Lucia Bencistà e Nicoletta Matteuzzi,  promossa e organizzata dal Comune di Reggello e dal Museo Masaccio d’Arte Sacra e inserita nel progetto «Terre degli Uffizi 2022», ideato e realizzato da Gallerie degli Uffizi e Fondazione CR Firenze (all’interno delle rispettive iniziative «Uffizi Diffusi» e «Piccoli Grandi Musei»).

La data cui fa riferimento il titolo è il 23 aprile 1422, inscritta nel bordo inferiore del trittico che raffigura la «Madonna in trono col Bambino e i santi Bartolomeo, Biagio, Giovenale e Antonio Abate», vergata con moderne lettere capitali umanistiche al posto di quelle gotiche tradizionali. La paternità di quella che si ritiene essere la prima opera nota firmata da Tommaso di Ser Giovanni di Mòne (detto appunto Masaccio) risale solo al 1956, quando l’allora parroco, don Renato Lombardi, si rese conto che il Trittico dietro l’altare della sua chiesa andava deteriorandosi a causa dell’umidità e ne chiese il restauro alla Soprintendenza alle Gallerie di Firenze, dove il dipinto fu trasferito nel 1961.

Presentato alla Mostra di Arte Sacra Antica dalle diocesi di Firenze, Fiesole e Prato, il Trittico attirò l’interesse degli studiosi e fu Luciano Berti, all'epoca funzionario della Soprintendenza e dal 1969 direttore degli Uffizi, a riconoscervi la mano di Masaccio indicandolo come caposaldo della pittura del primo Rinascimento, un’opera nella quale si trova, per dirla con Antonio Paolucci, «il codice genetico della grande pittura moderna dell'Occidente».

La sua ubicazione conferma d’altronde quanto scrive Vasari nelle «Vite» riguardo Masaccio, ovvero che nel Valdarno si «veggono ancora figure fatte da lui nella sua prima fanciullezza». La mostra intende dunque rileggere i legami del giovane Masaccio con i pittori operanti in territorio valdarnese, ancora legati alla tradizione figurativa tardogotica. Tra questi vi è il compagno di Masaccio nell’impresa della cappella Brancacci, Masolino da Panicale, presente con la «Madonna dell’umiltà» degli Uffizi, nella quale elementi della tradizione convivono con i nuovi ideali classici.

Inoltre sono approfonditi i legami di Masaccio in questa fase giovanile e la pittura del suo tempo, tramite confronti inediti, tra cui quello con Beato Angelico, il primo e più dotato intenditore delle novità masaccesche, come rivela il «Trittico di San Pietro Martire» in prestito dal Museo di San Marco di Firenze. E masaccesco della prima ora è anche Filippo Lippi, con l’ inedita «Madonna col Bambino» proveniente da una collezione privata.

«Madonna dell'Umiltà» (ca 1410-ca 1415) di Masolino da Panicale

«Madonna in trono col Bambino e i santi Bartolomeo, Biagio, Giovenale e Antonio Abate» (1422) di Tommaso di Ser Giovanni di Mòne (detto Masaccio)

Laura Lombardi, 26 aprile 2022 | © Riproduzione riservata

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A Reggello la prima opera di Masaccio | Laura Lombardi

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