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A Modena Futurismo sonoro e tipografico

Uno degli eventi epocali della nascente musica sperimentale contemporanea si svolse a Modena il 2 giugno del 1913: un concerto di soli rumori. Luigi Russolo, cofirmatario del «Manifesto della pittura futurista» del 1910, quella sera, al Teatro Storchi, fece girare le manovelle inserite nei suoi intonarumori, strumenti anti musicali da lui concepiti e realizzati in forma di casse parallelepipede fornite di megafono, emettenti sibili e ronzii, contrappuntati da piccoli scoppi.

La mostra «SibilaRonzaScoppia. L’intonraumori e la serata futurista modenese» presenta fino al 6 gennaio, presso il Museo Civico d’arte moderna e per la cura di Cristina Stefani, un gruppo di questi strumenti del rumore ricostruiti da Pietro Verardo nel 1977 (andarono distrutti nel secondo dopoguerra), assieme a disegni, fotografie e rari volumi del tempo, con l’intento di restituire l’eccezionalità di quell’evento.

Modenese è pure il collezionista Ubaldo Colombini che ha raccolto 90 pubblicazioni futuriste che hanno rivoluzionato il senso della scrittura e la nozione di tipografia. Trenta di queste pubblicazioni sono state selezionate da Carla Barbieri per la mostra «Rompete le righe! Libri futuristi di una collezione modenese», visitabile fino al 5 gennaio nella Biblioteca civica d’arte Luigi Poletti. Parole in libertà, differenziazione della grandezza dei caratteri tipografici e loro anti-lineare disposizione sul foglio, composizioni poetiche dal verso libero, libri imbullonati di Fortunato Depero, Corrado Govoni, Filippo Tommaso Marinetti, Ardengo Soffici e Francesco Cangiullo, tra gli altri, illustrano tutte le modalità in cui il Futurismo italiano esaltò il valore visivo della scrittura e trasformò il libro in scultura.

Guglielmo Gigliotti, 08 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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A Modena Futurismo sonoro e tipografico | Guglielmo Gigliotti

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