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Un particolare di «Mimetico» (1981) di Alighiero Boetti, stima 350-500mila euro. Cortesia di Christie's

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Un particolare di «Mimetico» (1981) di Alighiero Boetti, stima 350-500mila euro. Cortesia di Christie's

A Milano la collezione Agrati si vende online

Dopo la tappa a New York, Christie’s disperde una nuova tranche di opere dei fratelli Luigi e Peppino, imprenditori brianzoli appassionati all’arte contemporanea. Nella sessione distinta di arte del XX e XXI secolo spicca invece una grande tela «mimetica» di Boetti

Elena Correggia, Ada Masoero

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Collezionisti entusiasti dell’arte del secondo Novecento, in un periodo in cui non era così scontato volgere lo sguardo ai contemporanei, i fratelli Luigi e Peppino Agrati, della storica famiglia di imprenditori brianzoli, nella loro lunga vita hanno formato una delle migliori raccolte italiane del settore. Con la recente scomparsa della vedova di Luigi, Maria, Christie’s ha offerto sul mercato una significativa selezione dell’insieme sotto l’evocativo titolo «Un folle amore».

Parte delle opere sono state proposte alle vendite di New York dello scorso 17 novembre tra cui un «Concetto spaziale» di Lucio Fontana datato 1953 e battuto per 1,98 milioni di dollari in linea con la stima del catalogo e un tipico autoritratto di Andy Warhol che, con 4,26 milioni, ha invece superato la più alta stima iniziale. Appena una manciata sono invece i pezzi inseriti nell’asta parigina del 1° dicembre, con il piatto forte costituito da «La Femme à l’oiseau sur fond rouge», mosaico che Heidi Melano trasse nei primi anni Settanta con l’aiuto di Nadia Léger dall’omonimo dipinto del marito Fernand, inserito a 250-350mila euro.

Gli appassionati che volessero concorrere per mettere sulle pareti di casa un pezzo di provenienza Agrati hanno poi ancora la possibilità di partecipare all’asta milanese, aperta con modalità online dal 23 novembre al 5 dicembre e comprendente soprattutto multipli. Tra i lotti in lizza emergono «Double Gray Scramble», una rara grande serigrafia di Frank Stella, firmata e datata, con stima compresa tra 70 e 100mila euro e una prova d’artista «Immagine trasversale» assemblata con lamina di bronzo argentata, acciaio e legno da Arnaldo Pomodoro (15-20mila euro).

Più abbordabili molti altri titoli, con quotazioni da poche migliaia di euro, a partire dalla litografia firmata di Josef Albers «White Line Square XVI, from: White Line Square II», con i quadrati concentrici rappresentativi del tipico stile del pittore tedesco (3-5mila), oppure da una celebre mucca di Warhol, serigrafia del 1971, pubblicata con una valutazione tra 4 e 6mila euro. E ancora tra gli altri, a completare l’eterogeneo insieme, Ugo Mulas, Giacomo Balla e un olio su tela dell’ottocentesco Vincenzo Cabianca («Donne in riva al mare», a 1.500-2.500 euro).

In parallelo, dal 23 novembre al 6 dicembre, avrà luogo sempre da Christie’s in modalità online, un’asta di arte del XX e XXI secolo con diverse altre provenienze. Tra i probabili top lot, oltre a un delicato Dorazio («Nel verde», 1960, 200-300mila euro), troviamo due Alighiero Boetti: «Mimetico», realizzato nel 1981 (stima 350-500mila euro) e «Insicuro Noncurante», portfolio di 81 tavole pubblicato nel 1976 dalla stamperia genovese di Rinaldo Rossi, vero e proprio compendio delle tematiche all’epoca care all’artista, presentato con una forbice di 150-200mila euro.

[Elena Correggia]

Luigi e Peppino Agrati: amore folle per l’arte
Quando fu fondata, nel 1939, a Veduggio in Brianza, la Agrati era una piccola azienda manifatturiera con 20 dipendenti. Oggi, Agrati Group è una multinazionale, leader nei sistemi di fissaggio: 12 siti produttivi in tre continenti, 2.500 dipendenti e un fatturato di 548 milioni. A farne il colosso che è ora (oggi guidato da Cesare Agrati) erano stati i fratelli Carlo, Luigi e Giuseppe (Peppino) Agrati, gli ultimi due dei quali sono stati grandi collezionisti, insieme alla moglie di Luigi, Maria.

Riservatissimi, Luigi e Peppino Agrati hanno formato una collezione, magnifica e segreta, di almeno un migliaio di opere d’arte italiana e americana del dopoguerra, 500 delle quali sono state donate (valore complessivo al momento della donazione, 300 milioni), dopo la morte del marito, da Maria Agrati a Intesa Sanpaolo, che nel 2018 ha presentato nelle Gallerie d’Italia Milano la mostra «Arte come rivelazione. Opere dalla collezione Luigi e Peppino Agrati», curata da Luca Massimo Barbero, che riunì una selezione di quelle opere capitali (e germinali) di Warhol, Basquiat, Rauschenberg, Christo e di Fontana, Manzoni, Schifano, Burri, Melotti e altri artisti, con molti dei quali i collezionisti avevano stretto rapporti di vera amicizia.

La scintilla che accese in loro la passione per l’arte fu l’«impacchettamento», di Christo, del monumento a Vittorio Emanuele II in piazza Duomo a Milano, che scatenò un putiferio (e un’accusa di vilipendio), tanto che l’artista dovette smontarlo e «ripiegare» sul Leonardo di piazza Scala. Era il 1970: colpiti da quel progetto, i fratelli Agrati ne chiesero a Christo uno per il loro giardino e di lì iniziò la loro avventura, segnata da subito dal saper cogliere «in tempo reale» i fenomeni più innovativi e radicali.

Intanto puntavano sull’Arte povera (con opere di Mario Merz, Paolini, Fabro, Kounellis, Pascali), anch’essa agli esordi, ma anche su artisti in apparenza «incompatibili»: Fausto Melotti, amico carissimo, il Nouveau Réalisme e, insieme, Gnoli, Schifano e Boetti. E poi Fontana, Castellani, Manzoni, Yves Klein. E Burri. Ma poiché gli Agrati intrecciarono fitti rapporti imprenditoriali con gli Stati Uniti, ecco entrare in collezione il meglio dell’arte americana di allora: strepitoso il «Triple Elvis», 1963, di Andy Warhol, donato a Intesa Sanpaolo, triplo come «Self-Portrait», 1978, aggiudicato da Christies il 17 novembre a New York.

E superbe le opere di Rauschenberg, amico caro, ma Peppino Agrati seppe riconoscere «in presa diretta» anche le ricerche di Robert Ryman, Carl Andre, Dan Flavin; di Richard Serra, Joseph Kosuth, Michael Heizer, Ed Ruscha e Bruce Nauman. Così come colse la forza di un Basquiat ventenne, formando una collezione che Germano Celant, nel 2002, catalogò sotto il titolo «Un folle amore» (tratto da quello di una loro scultura di Melotti): lo stesso dell’asta di Christie’s. La vendita, dopo New York e Parigi, prosegue online da Christie's Milano fino al 5 dicembre.

[Ada Masoero]
 

Robert Rauschenberg e Peppino Agrati © Christie’s Images Limited 2022

Luigi e Mariuccia Agrati © Christie’s Images Limited 2022

«Double Gray Scramble» (1973) di Frank Stella, stima 70-100mila euro. Cortesia di Christie's

Elena Correggia, Ada Masoero, 22 novembre 2022 | © Riproduzione riservata

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