A Bologna una mappa visiva al Cubo

Nel museo d’impresa del Gruppo Unipol insoliti confronti tra Ottocento e Novecento

«Ritratto di Louise» (2013) di Matilde Piazzi
Stefano Luppi |  | Bologna

Con l’esposizione di 22 opere ancora poco o mai viste in pubblico, Cubo, il museo d’impresa del Gruppo Unipol nato nel 2013 al complesso edilizio di Porta Europa progettato dall’architetto Ettore Masi (a cui due anni fa si è aggiunta una seconda sede presso la Torre Unipol), conclude il calendario di appuntamenti legati ai dieci anni di attività espositiva dell’ente diretto da Giulia Zamagni e Vittorio Verdone.

Nelle due sedi, dal 12 ottobre al 18 gennaio 2024 è visitabile «Crossing. Da Klimt a Basilé, da Sironi a Bauermeister» (catalogo Skira), una sorta di mappa visiva relativa all’800 e ‘900 organizzata per confronti, che la curatrice Ilaria Bignotti ha suddiviso in sette sezioni.

La partenza è alla Torre Unipol dove il visitatore trova tre sezioni: «Sperimentazione» con opere di Mary Bauermeister, Francesca Pasquali, Alessandro Lupi e della Scuola Napoletana, «Empatia» con lavori di Gaetano Previati e Luigi Conconi, Silvia Margaria, Angelo Marinell, Filippo De Pisis e Quayola, e «Confronti» con Mario Sironi e Giovan Battista Langetti.

A Porta Europa il percorso è organizzato in quattro spazi: «Protezione» con Anna Di Prospero e Tommaso Fiscaletti, «Condivisione» con Jacop Ferdinand Voet, Vania Comoretti, Matilde Piazzi, «Mutamento» con lavori di Giacomo Costa ed Ettore Frani e «Visione» che, infine, ospita Gustav Klimt, Matteo Basilé, Tania Brassesco nonché Lazlo Passi Norberto e Ignazio Stern.

Sostanzialmente la mostra è quindi organizzata per ampie tematiche, evitando la cronologia e privilegiando invece accostamenti visivi o legati alla riflessione. Alcuni esempi. «Positions» (2015) della tedesca Mary Bauermeister (Francoforte, 1934) è composto da una serie di comuni sassi dipinti e posizionati a formare un mandala di pietra dove ogni elemento assume una posizione che ne determina il senso: è posto nel percorso al fianco di «Straws» di Francesca Pasquali (Bologna, 1980), opera composta da centinaia di cannucce colorate, disposte in una maglia plastico-cinetica.

Altra connessione creata è quella tra un ritratto femminile seicentesco di Jacob Ferdinand Voet (Anversa, 1639-Parigi, 1689) e alcune immagini del 2013 dedicate da Matilde Piazzi (Bologna, 1985) al tema della raffigurazione umana e dell’individualità. Altri confronti sono stati immaginati dalla curatrice tra un dittico di Matteo Basilé (Roma, 1974) e la «Figura di donna seduta» di Klimt (Baumgarten, 1862-Vienna, 1918) oppure tra una opera di soggetto religioso dell’austriaco Ignaz Stern (Mauerkirchen, 1679-Roma, 1748) e la recente stampa fotografica «Fairy Book» di Tania Brassesco (Venezia, 1986) & Lazio Passi Norberto (Verona, 1984).

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