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Una retrospettiva nel Palazzo delle Esposizioni a Roma: l'alfabeto iconografico di un artista che somiglia soltanto a se stesso

«Black Venus» (1991) di Jim Dine
Guglielmo Gigliotti |

Roma. Dall’11 febbraio al 2 giugno una mostra a Palazzo delle Esposizioni di Roma illustra, con 60 opere dal 1959 al 2016, il multiforme mondo espressivo di Jim Dine. Nato nel 1935 a Cincinnati, l’artista americano è stato tra i pionieri dell’Happening e della Pop art, per quanto con una sensibilità neo Dada che lo portava a inserire oggetti in opere pittoriche, sull’esempio dell’amato Picasso, ma anche dei Combine Painting del collega Rauschenberg. Nel suo stile intreccia elementi astratti, figurativi e fantastici, ispirato a un principio di libertà che è il suo marchio fondamentale. Ne parliamo con la curatrice della mostra, Daniela Lancioni.

Com’è nata questa mostra, e perché?

Da tempo l’Azienda Speciale Palaexpo accarezzava l’idea di dedicare una mostra antologica a Jim Dine nell’ambito di uno dei nostri approfondimenti sulla storia della cultura visiva contemporanea. La scelta di
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