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Ilaria Speri
Leggi i suoi articoliIl secondo progetto espositivo di Camera-Centro Italiano per la Fotografia sotto la direzione di Walter Guadagnini vede come protagonista l’artista, editore e direttore creativo olandese Erik Kessels (Roermond, 1966). «The Many Lives of Erik Kessels», a cura di Francesco Zanot (fino al 30 luglio), ripercorre la carriera di uno dei protagonisti più attivi della scena fotografica internazionale, attraverso ventisette serie e numerose pubblicazioni edite da KesselsKramer (la casa editrice dell’omonima agenzia creativa da lui fondata nel 1998) e da altri editori.
Ai Rencontres d’Arles del 2011 con Martin Parr, Joachim Schmid, Clément Chéroux e Joan Fontcuberta, Kessels ha curato la mostra «From Here On», una delle ricognizioni più significative nell’ambito delle riflessioni e delle ricerche sugli archivi fotografici vernacolari e la sovrapproduzione di immagini digitali che accompagnano gli anni Duemila. Alla lettura di questi fenomeni Kessels ha contribuito incisivamente: il progetto «24hrs of Photos», presentato per la prima volta al Foam di Amsterdam nel 2011 e riproposto nella mostra torinese, invade lo spazio con centinaia di migliaia di fotografie caricate in rete nell’arco di una giornata.
L’allestimento stesso della mostra torinese è concepito come un processo di accumulazione in cui l’immagine muta continuamente di veste: incorniciata e appesa, stesa sul pavimento, ingigantita e incollata alle pareti, proiettata o retroilluminata. Nessun genere, nessun tema sono esclusi dalla ricerca onnivora dell’autore. Negli anni Kessels si è infatti dedicato da un lato al recupero di album familiari rivelatori delle ossessioni private di ogni persona comune (recupero all’origine per esempio della serie «In Almost Every Picture»), dall’altro al tentativo di osservare ragioni, forme e conseguenze di una fotografia fatta di tutto, fatta da tutti e da tutti condivisa. È il caso di «My Feet», installazione di immagini aventi per protagonisti i piedi degli autori degli scatti, ripetuti all’infinito ma sempre diversi.
Non manca uno sguardo dell’autore verso la propria storia: «My Sister», opera video musicata dal compositore giapponese Ryuichi Sakamoto, è lo struggente ritratto della sorella scomparsa prematuramente da bambina, intenta con il fratello nell’infinito loop di una partita a ping pong. L’opera di Kessels, la cui dirompenza gli è valsa il Premio Amsterdam per le Arti (2010) e la nomination per il premio della Deutsche Börse Photography Foundation (2016) con il progetto autobiografico «Unfinished Father», è raccolta in una nuova pubblicazione edita da Aperture. La mostra è una coproduzione Camera - Nrw-Forum (Düsseldorf).