Claudio Parmiggiani presenta le sue «sculture d’ombra», per dirla con Georges Didi-Huberman, alla galleria Tornabuoni Art (dal 20 ottobre fino al 20 gennaio 2024). È la prima monografica in Francia dedicata all’artista di Luzzara, classe 1943, noto per le sue «Delocazioni», opere realizzate a partire dal fuoco, dalla polvere e dal fumo a cui ha cominciato a lavorare negli anni Settanta.
«Una riflessione radicale sul tema dell’assenza e della traccia, sviluppate successivamente fino a diventare il filo conduttore di tutto il suo lavoro», scrive in una nota la galleria. Per Parigi, Parmiggiani ha realizzato delle nuove opere site specific poetiche ed enigmatiche.
«Desidero sempre più, non collocare degli oggetti generici in uno spazio, ma creare luoghi psicologici...luoghi mentali, luoghi che hanno una voce, un cuore che batte nello spessore delle pareti», ha detto l’artista. Claudio Parmiggiani, che ha studiato all’Istituto di Belle Arti di Modena (1958-1960) e si è avvicinato da giovane a Giorgio Morandi, prendendo poi la sua strada, ha esposto la prima delle sue «Delocazioni» a 27 anni, in una mostra collettiva della Galleria Civica di Modena nel 1970.
L’opera nacque quasi per caso. Lavorando alla sua installazione, in una sala del museo usata come deposito, l’artista si trovò a dover spostare dei quadri e degli oggetti che erano riposti lì da chissà quanto tempo. Così facendo scoprì le tracce che quegli stessi oggetti avevano lasciato sulle pareti e decise di sottolinearne le sagome disegnate dalla fuliggine con il fumo generato da una fiamma.
Di qui sono nate opere suggestive e di grande impatto visivo, che hanno creato installazioni teatrali come quelle per il Musée d’Art Moderne et Contemporain di Ginevra nel 1995 e per il Centre Pompidou di Parigi nel 1997.
Mentre nella galleria dell’avenue Matignon si tiene la mostra di Parmiggiani, Tornabuoni è presente anche alla seconda edizione della fiera Paris+ par Art Basel (dal 20 al 23 ottobre al Grand Palais Éphémère, sugli Champs-de-Mars) con un focus su Alighiero Boetti.
L’opera maggiore è il grande mosaico «Alternando da uno a cento e viceversa» (di 3x3 m), del 1984, che Boetti realizzò per la grande mostra organizzata quell’anno dal Los Angeles Institute of Contemporary Art, «Il mondo italiano», ed è ora presentato in Europa per la prima volta. L’opera è un tipico lavoro «matematico» di Boetti basato su una progressione numerica: lo scacchiere è composto di 100 caselle che contengono a loro volta ognuna 100 tasselli bianchi e neri di porcellana.
Boetti lavorò nei giardini della California State University insieme gli studenti, ai quali aveva chiesto di immaginare delle combinazioni di quadrati bianchi e neri da riprodurre poi nella ceramica. Un metodo di lavoro collaborativo e concettuale che poi l’artista ha sviluppato più tardi nella realizzazione dei suoi Kilim. Tornabuoni sottolinea che il mosaico è rimasto esposto nei giardini dell’ateneo di Los Angeles fino al 1994 dopo di che è trasferito su supporto metallico per garantirne la conservazione, rendendo possibile il trasporto. Alla fiera parigina la galleria espone anche lavori di Alberto Burri, Dadamaino, Piero Dorazio e Lucio Fontana.