«Arrivano le pecore» (2023) di Giulia Mangoni. Cortesia dell’artista

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«Arrivano le pecore» (2023) di Giulia Mangoni. Cortesia dell’artista

Straperetana al femminile

Il paesino abruzzese, che in estate diventa un polo del contemporaneo, ospita le opere di artiste che abbracciano quasi quattro generazioni

Pereto è un borgo di 650 anime in provincia de L’Aquila, posto al confine tra Abruzzo e Lazio, con vista panoramica su alte montagne e vaste pianure. Per tutto l’anno vi regna il silenzio mentre in estate lo scettro passa all’arte contemporanea. Dall’8 luglio al 10 settembre il gioiellino appenninico ospita la settima edizione di «Straperetana», mostra collettiva d’arte contemporanea promossa da Paola Capata (direttrice delle gallerie Monitor di Roma e Lisbona) e Delfo Durante.

Sculture, dipinti, installazioni, fotografie e vari manufatti sono disseminati tra strade, vicoli, piazze e palazzi di questo nuovo polo del contemporaneo, esterno ai circuiti consolidati, e in armonia con la natura, gli spazi ampi e i ritmi lenti. Molto antico è il borgo, ma «ultramoderne» le artiste che vi espongono quest’anno: «Ultramoderne» è infatti il titolo prescelto per questa edizione di «Straperetana», costituita da trenta opere di diciassette artiste: Sonia Andresano, Ruth Beraha, Tomaso Binga, Beatrice Celli, Anouk Chambaz, Francesca Chiola, Maria Adele del Vecchio, Sara Dias, Rä di Martino, Satya Forte, Maria Lai, Veronica Leffe, Giulia Mangoni, Eva Marisaldi, Elisa Montessori, Lulù Nuti, Cloti Ricciardi e Maddalena Tesser.

Oltre agli ambienti esterni, fulcri espositivi sono il Palazzo Maccafani e il Palazzo Iannucci. Per molte artiste il tema è proprio quello femminile, e non a caso quale immagine guida della manifestazione è stato scelto il ritratto, dipinto da Veronica Leffe, di Ipazia, filosofa greca antica, uccisa da uomini che non ammettevano l’intelligenza superiore di una donna.
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Di Cloti Ricciardi, artista e militante femminista nata nel 1939, viene esposta l’opera «Expertise. Conferma d’identità», del 1972: una manipolazione del proprio certificato di nascita, con timbri e diciture tradotti al femminile. La corporeità femminile è centrale nelle riflessioni di Tomaso Binga (nome d’arte polemicamente maschile di Bianca Menna, nata a Salerno nel 1931), presente con i suoi collage fotografici del ciclo «Mater», avviato nel 1977 e terminato nel 2015.

Di Rä Di Martino sono tre opere fotografiche che ritraggono donne d’altri tempi di fronte alle loro case. Mentre Marai Adele Del Vecchio fa pendere da un muro un foulard con stampate le parole «rifugiata – vinta – indesiderabile», Maddalena Tesser presenta tre dipinti ad olio, con ritratti di donne colte rigorosamente di spalle. Uno dei punti saldi della tradizione di «Straperetana» è il dialogo con il territorio e la comunità locale.

È così che le studentesse dell’Accademia di Belle Arti de l’Aquila, Satya Forte, Sara Dias e Francesca Chiola, assieme ad Anouk Chambaz e Giulia Mangoni, hanno prodotto opere sulla base di una residenza svolta a Pereto. Fedele alle risonanze del luogo è anche Lulù Nuti, che ha realizzato una scultura ispirata a un antico arazzo custodito in una chiesa del borgo, raffigurante uno dei patroni, San Giorgio. Si chiude in questo modo il cerchio di un evento espositivo che fa rispecchiare i temi più attuali del mondo in un borgo montano.

«Expertise. Conferma d’identità» (1972) di Cloti Ricciardi. Cortesia dell’artista

Guglielmo Gigliotti, 06 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

Straperetana al femminile | Guglielmo Gigliotti

Straperetana al femminile | Guglielmo Gigliotti