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La prima mostra curata dal direttore Marco Pierini
- Stefano Miliani
- 20 ottobre 2016
- 00’minuti di lettura


San Francesco in technicolor
La prima mostra curata dal direttore Marco Pierini
- Stefano Miliani
- 20 ottobre 2016
- 00’minuti di lettura
Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliOcra rossa, minio, cinabro, biacca e oltremare sono tra i pigmenti che il Maestro di San Francesco (attivo tra il 1255 e il 1280) impiegò per dipingere nel 1272 la monumentale Croce per la Chiesa di san Francesco al Prato a Perugia costruita dai francescani alla metà del XIII secolo. Dalle curve e linee nitidamente bizantine, la tavola del pittore cresciuto ad Assisi è alta quasi cinque metri e potrebbe essere la più antica tra quelle arrivate a noi con un’immagine significativa: un piccolo San Francesco ai piedi del Cristo adora i chiodi ficcati nei piedi grondanti sangue. E da questa immagine del fondatore dell’ordine dei francescani nel dipinto conservato alla Galleria Nazionale dell’Umbria ha preso le mosse il direttore Marco Pierini per firmare la sua prima mostra nel museo affidato alle sue cure un anno fa.
«Francesco e la Croce dipinta» si tiene dal 30 ottobre al 29 gennaio 2017 nella Sala Prodiani e vuole documentare la presenza del santo in opere della Galleria e da altre località umbre e che gli storici dell’arte datano tra gli anni Settanta del Duecento al primo ventennio del Trecento, quando si sente echeggiare la lezione giottesca di Assisi. «La mostra nasce da due considerazioni diverse, dichiara Pierini. La prima è che questo tipo di opere e il legame con Francesco sono tipicamente umbri e rappresentati spesso nelle nostre chiese, sviluppando un tema molto legato al territorio ma allo stesso tempo dall’apertura amplissima, e infatti si diffonde ben oltre i confini regionali». E la seconda considerazione? «L’altra osservazione è che si sono fatte pochissime mostre sul tema, questo ambito di studi permette di lavorare su un’esposizione senza annoiarsi o ripetere cose già dette e ridette».
Cinque delle nove tavole esposte hanno misure ragguardevoli mentre quattro, che dovevano servire a momenti di devozione privata oppure venivano trasportate nelle processioni, sono piccole. Lo è, ad esempio, il Crocifisso reliquiario dipinto sia sul recto sia sul verso con i cospicui fiotti di sangue dal costato e dai piedi di Gesù, dall’effetto leggermente splatter, e assegnato al Maestro di Sant’Alò, attivo alla fine del Duecento e d’origine spoletina. Accompagnata da un catalogo di Silvana editoriale, la mostra ha il patrocinio della Basilica e del Sacro Convento di San Francesco di Assisi. Nel concreto, come si è tradotto questo patrocinio? «Si è tradotto in un bel rapporto progettuale ma più che pratico scientifico. Con i frati del Sacro Convento mi sono confrontato su questioni teologiche e iconografiche», conclude Pierini.