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Il Settecento, tra collezionismo e ritratto, e i paraventi giapponesi
- Laura Lombardi
- 10 settembre 2017
- 00’minuti di lettura


Rinascimento zen
Il Settecento, tra collezionismo e ritratto, e i paraventi giapponesi
- Laura Lombardi
- 10 settembre 2017
- 00’minuti di lettura

Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliDue mostre dedicate a recenti acquisizioni degli Uffizi offrono lo spunto per significative riflessioni.
All’evoluzione del ritratto settecentesco, nel suo aprirsi a una concezione illuminista, si rivolge «I nipoti del re di Spagna: il ritratto di Federico e Maria Anna di Lorena di Anton Raphael Mengs a Pitti», a cura di Matteo Ceriana a Palazzo Pitti dal 19 settembre al 7 gennaio. Il dipinto di Mengs, risalente al soggiorno fiorentino dell’artista all’inizio degli anni Settanta del Settecento e mai concluso, è posto a confronto, tra l’altro, con un’opera di Johann Zoffany di analogo soggetto. Su un aspetto del collezionismo tra Sei e Settecento è incentrata «Gli Uffizi e il territorio: bozzetti di Luca Giordano e Taddeo Mazzi per due grandi complessi monastici» a cura di Alessandra Griffo e Matilde Simari, agli Uffizi dal 5 settembre al 15 ottobre, che evidenzia il gusto per una pittura veloce e di tocco, capace di tradurre l’idea in modi più immediati rispetto all’opera finita.
Sempre agli Uffizi «Il rinascimento giapponese: la natura nei dipinti su paravento dal XV al XVII secolo», dal 26 settembre al 7 gennaio, è dedicata al periodo d’oro della produzione giapponese concentrata tra l’epoca Muromachi e l’inizio dell’epoca Edo (XV-XVII secolo). La rassegna si compone di grandi pitture di paesaggio nel classico formato del paravento scorrevole. Sono rappresentate le due principali tendenze della pittura nipponica: quella monocroma, vicina alla tradizione cinese e legata alla filosofia zen, che decorava templi e residenze samuraiche (con i paesaggi di artisti quali Hasegawa Tōhaku, Kaihō Yūshō, Unkoku Tōgan) e quella autoctona, con fondi oro e campiture di colore piatte, destinata a case aristocratiche e borghesi (con soggetti di fiori e uccelli come in Kanō e Tosa). Un’estetica che, da metà Ottocento, influenzerà l’arte europea.