Particolare di «Japan a Photo Theater» (1968) di Daido Moriyama

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Particolare di «Japan a Photo Theater» (1968) di Daido Moriyama

Maggio intenso al MaXXI

Quattro mostre, un convegno e un sistema interattivo che elaborerà le impressioni dei visitatori

Sarà un mese di mostre e di sperimentazioni per il MaXXI, che apre la sua programmazione il 26 maggio con «A Corned Solo Show» di Nedko Solakov. L’esposizione è stata pensata per un luogo inusuale del museo: la lobby, spazio in cui, giocando con ironia sin dal titolo, l’artista ha «messo nell’angolo» un dialogo fra oggetti e scrittura. Fino al 25 settembre, con la cura di Hou Hanru e Monia Trombetta, questo angolo, solitamente vuoto punto di passaggio, accoglierà descrizioni, aforismi, commenti di Solakov sul sistema dell’arte, sulle sue dinamiche e sulle sue contraddizioni.

Il progetto è in collaborazione con il Mudam, Museo di Arte Moderna di Lussemburgo. Il 4 maggio inaugura invece la mostra di Gianni Berengo Gardin, «L’occhio come mestiere» che, fino al 18 settembre, presenta una selezione di duecento immagini, alcune inedite, del grande maestro della fotografia. Le curatrici Margherita Guccione e Alessandra Mauro hanno selezionato gli scatti che coprono vasta parte della produzione dell’autore: Venezia, ovviamente, e poi le città e le regioni italiane, i luoghi di lavoro e i cantieri. Fra questi, lo stesso cantiere di costruzione del MaXXI, fotografato da Berengo Gardin nel 2009.
Dal 26 maggio, e fino alla primavera del prossimo anno, gli spazi del museo saranno abitati dalle ramificazioni del progetto «What a Wonderful World».

Ideato e promosso da Bartolomeo Pietromarchi, direttore MaXXI Arte, il programma si articola in una mostra, un prototipo sperimentale per l’applicazione di nuove tecnologie digitali, l’apertura della sede virtuale del museo nel Metaverso, e un convegno internazionale (26 maggio) sul futuro del museo. Nella Galleria 1 del MaXXI sono allestite, con la cura di Pietromarchi, Eleonora Farina, Luigia Lonardelli e Anne Palopoli, le grandi installazioni ambientali di quattordici artisti: Micol Assaël, Ed Atkins, Rosa Barba, Rossella Biscotti, Simon Denny, Rä di Martino, Franklin Evans, Thomas Hirschhorn, Carsten Höller, Liliana Moro, Jon Rafman, Tatiana Trouvé, Paolo Ventura e James Webb. Nuove acquisizioni e opere appositamente commissionate guardano al nostro presente e al nostro mondo, tutt’altro che «magnifico», con spirito critico e analitico, mentre un dispositivo tecnologico interattivo elaborerà impressioni e riflessioni del pubblico sulle opere in mostra.

Infine, c’è tempo fino al 16 ottobre per visitare «Tokyo Revisited. Daido Moriyama con Shomei Tomatsu» la mostra, curata da Hou Hanru ed Elena Motisi, che propone un inquieto vagabondare nel contesto urbano di Tokyo. Cinquecento immagini di Moriyama e del suo maestro Tomatsu, scomparso nel 2012, offrono, come dice Hou Hanru «una nuova prospettiva sulla storia della fotografia del dopoguerra giapponese, e lo fanno con un approccio molto speciale, con lo sguardo di un cane randagio che, nel suo nomadismo permanente, girovaghi per la città». Il riferimento è a «Misawa. Stray dog», uno scatto del 1971 di Moriyama, che qui è presentato accanto alla sua più recente produzione.

Particolare di «Japan a Photo Theater» (1968) di Daido Moriyama

Arianna Antoniutti, 03 maggio 2022 | © Riproduzione riservata

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