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A Napoli la prima mostra italiana che un’istituzione italiana dedica all’artista giapponese
- Olga Scotto di Vettimo
- 04 luglio 2023
- 00’minuti di lettura


Kazuko Miyamoto nel 1973 accanto alla sua opera «String around a cylinder of my height». Cortesia dell’artista; EXILE; Take Ninagawa, Tokyo ©Kazuko Miyamoto
Kazuko Miyamoto da New York al Madre
A Napoli la prima mostra italiana che un’istituzione italiana dedica all’artista giapponese
- Olga Scotto di Vettimo
- 04 luglio 2023
- 00’minuti di lettura
Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoli«La mostra di Kazuko Miyamoto esprime l’intenzione di ascoltare, rileggere e ripensare vicende artistiche dall’immediato passato in un’ottica storiografica attenta a temi e istanze urgenti oggi, come la relazione tra culture, i ruoli sociali attribuiti ai generi, la dialettica tra vita urbanizzata e rapporto poetico e consapevole con l’elemento naturale, superando la retorica della “riscoperta” di artisti rimasti nelle pieghe della storia dell’arte, per offrire ai pubblici del Madre uno sguardo più ampio sulla conoscenza di dinamiche e tensioni che connotano il periodo che segue al Modernismo, dichiara Eva Fabbris, dallo scorso gennaio direttrice del museo della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee. Questa mostra, così come le altre attività previste nella programmazione triennale che mi accingo a inaugurare, nasce da un confronto linguistico, tematico, transdisciplinare e storiografico con la collezione del museo e con il contesto di cui essa è espressione».
La retrospettiva presentata dal 6 luglio al 9 ottobre nella fondazione presieduta da Angela Tecce è la prima che un’istituzione italiana dedica all’artista giapponese (Tokyo, 1942) ed evidenzia la ricerca di una singolare figura a cavallo tra due culture, attraverso opere che dagli anni ’60, coincidenti con il suo trasferimento a New York e l’inizio della collaborazione con Sol LeWitt, di cui fu assistente, giungono fino ai primi anni Duemila.
Introdotto dalle «String Constructions» la nota serie di sculture minimal realizzate con lo spago, il percorso prosegue con le opere realizzate con direct print o fotocopia su carta da pacchi, i video e le fotografie delle performace e si conclude con le più recenti istallazioni, facendo emergere l’unicità di una riflessione sui linguaggi nutrita costantemente dall’intenso scambio con artisti, poeti e musicisti della scena newyorkese.

Kazuko Miyamoto nel 1973 accanto alla sua opera «String around a cylinder of my height». Cortesia dell’artista; EXILE; Take Ninagawa, Tokyo ©Kazuko Miyamoto