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- Olga Scotto di Vettimo
- 04 gennaio 2017
- 00’minuti di lettura


Informale a vita
- Olga Scotto di Vettimo
- 04 gennaio 2017
- 00’minuti di lettura
Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoli«Domenico Spinosa. 100 anni dopo Napoli», curata da Valentina Lanzilli e Aurora Spinosa e promossa dal Polo Museale della Campania e dall’Accademia di Belle Arti di Napoli, in collaborazione con il Museo di Capodimonte, è una retrospettiva che rende omaggio all’artista napoletano a cento anni dalla nascita. La mostra, aperta nel Museo Pignatelli fino al 30 gennaio, evidenzia attraverso 50 opere alcuni passaggi fondamentali dell’artista che, poco attento alle mode e sempre fedele alla maniera informale, ha dedicato alla pittura le ragioni della sua ricerca. Le opere, che datano dagli anni Cinquanta al Duemila, testimoniano anche la costante partecipazione dell’artista (padre del soprintendente Nicola Spinosa) ai più importanti premi dell’epoca.
In mostra, tra gli altri, anche dipinti esposti alla Biennale di Venezia del 1960, dove gli venne dedicata una sala personale («Interno grigio», 1958 e «Macchina per tessitura», 1959). Il progetto espositivo prevede anche un approfondimento sull’artista attraverso i luoghi cittadini che conservano le sue opere: il Museo di Capodimonte, il Museo del ’900 a Castel Sant’Elmo, l’Accademia di Belle Arti, dov’è stato docente di pittura (1973-86) e direttore. Una sezione è dedicata ad artisti informali a confronto con l’opera di Spinosa: Ennio Morlotti, Mattia Moreni, Pompilio Mandelli, Giuseppe Santomaso, Piero Ruggeri e Luigi Spazzapan.