Molti conoscono Lyonel Feininger (New York, 1871-1956) soprattutto per la sua celebre xilografia «La cattedrale» (1919), utilizzata a corredo del Manifesto Bauhaus, nella quale è raffigurata una grande chiesa sulla cima del cui campanile si incrociano dei raggi che simboleggiano le tre arti maggiori, pittura, scultura e architettura, insegnate alla scuola di Weimar e Dessau. Statunitense di famiglia tedesca (i suoi genitori erano musicisti di professione emigrati dalla Germania), Feininger ne compì il percorso inverso di vita e formazione, decidendo di stabilirsi nella loro terra d’origine, tra Amburgo, Weimar e Berlino, ma spostandosi anche molto in Europa, attratto dalla rivoluzione culturale e artistica che andava sviluppandosi nel Vecchio Continente in quegli anni e dalla variopinta scena culturale cui poteva accedere nelle nuove scuole d’arte che si opponevano alla maniera, ovvero al conservatorismo delle accademie il cui spirito risultava ormai troppo retrogrado e superato agli occhi dei giovani della sua generazione. Passò in breve dallo studio della musica a quello della pittura e all’arte grafica, brillò nelle caricature che pubblicava regolarmente per i più importanti giornali illustrati berlinesi, sviluppando presto uno stile molto individuale e originale che gli valse allora grande fama ma di cui oggi si sa troppo poco. È infatti noto per i suoi dipinti di edifici, architetture cristalline dall’inconfondibile monumentalità e armonia di colori, tuttavia, la ricezione odierna spesso trascura l’originalità e la ricchezza artistica di un’opera che riflette molte tendenze moderniste. «Lyonel Feininger. Retrospettiva», dal 27 ottobre al 18 febbraio 2024 alla Schirn Kunsthalle, presenta opere importanti raramente esposte del grande artista americano al fianco di lavori meno noti, come alcune sue fotografie di recente riscoperte. Oltre alle opere centrali della prima fase figurativa, con caricature politiche, vedute di città umoristico-grottesche e figure carnevalesche, la mostra illumina anche il suo ruolo di primo insegnante del Bauhaus e di maestro di tecniche grafiche come il disegno e la xilografia. Tra le opere centrali, un’attenzione particolare è rivolta agli anni trenta e all’esilio negli Stati Uniti. Con oltre 160 dipinti, disegni, caricature, acquerelli, xilografie, fotografie e oggetti, la retrospettiva mette in luce temi importanti e linee di sviluppo che ne hanno plasmato e reso inconfondibile l’opera