Nei giorni della vernice della Biennale, nel cinquecentesco Palazzo Lezze in campo Santo Stefano, la Barbati Gallery ha inaugurato la propria attività con la personale di Kelly Akashi «Life forms» (fino al 14 agosto).
Ad affiancare il gallerista Michele Barbati, modenese cresciuto a Venezia, poco più che trentenne, è il coetaneo Marco Rovacchi, direttore della galleria. Dopo gli studi di Economia, Barbati si è trasferito a Los Angeles, dove ha lavorato per anni alla David Kordansky Gallery, che tratta autori come David Altmejd e Richard Tuttle.
I rapporti con la città lagunare, però, non si sono mai interrotti e ora Barbati ha realizzato il sogno di creare nella «sua» Venezia una galleria d’arte internazionale, con un occhio di riguardo alla scena della West Coast, mantenendo uno stretto dialogo con la comunità locale. Nell’ottica di un reale scambio di risorse il giovane gallerista ha in progetto di aprire prossimamente un altro spazio a Los Angeles, città che rimane per lui un punto di riferimento.
Per la prima mostra ha infatti chiamato la sua vecchia conoscenza losangelina, Kelly Akashi, che ha realizzato alcune sculture con il maestro vetraio muranese Matteo Tagliapietra. Le 14 opere disposte sui tre piani della galleria (circa 700 mq) sono di vetro, marmo e bronzo e ispirate alla natura e alle sue stratificazioni geologiche. Imponenti spirali sostengono inflorescenze di grande impatto visivo e con la loro forma evocano la circolarità del tempo.
Tra i lavori esposti, «Heirloom» è composto da fiori all’uncinetto, fusi in bronzo e saldati insieme a rappresentare lo scambio di tradizioni, culture e comunità.
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