A partire dal 27 settembre, Francesca Minini ospita la quarta personale in galleria di Ali Kazma (Istanbul, 1971), video artista turco che nel 2013 ha rappresentato la Turchia alla 55ma Biennale di Venezia. «A House of Ink» (una casa d’inchiostro) raccoglie due importanti lavori dedicati al premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk, lo scrittore che meglio di chiunque altro ha saputo, con la sua sensibilità poetica, ricomporre il grande mosaico della Turchia moderna, parlando della ricerca di radici, della necessità di un cambiamento sociale e del difficile equilibrio tra tradizione e influenze occidentali. Il progetto espositivo racconta Pamuk lo scrittore, ma dà conto anche dell’artista, del disegnatore e dell’uomo, mettendo in scena il vasto repertorio della condizione umana, vista attraverso la lente del lavoro.
Come comunicare la natura dell’attività meno cinematografica di tutte, ovvero la scrittura? Muovendo da questo interrogativo, con il video «A House of Ink» (2023) Kazma utilizza tre canali per mostrare una successione di dettagli dell’appartamento di Istanbul dello scrittore turco. Filma alcuni dei suoi manoscritti, la sua monumentale biblioteca, brevi momenti del quotidiano, convinto che l’agire che dà forma alle opere e alla vita di un poeta non possa essere svelato mostrando il poeta stesso, ma debba essere meticolosamente ricostruito attraverso i segni e le tracce lasciate dallo scrittore mentre vive la sua vita professionale, mentre la scrittura si dispiega nel processo lento che la caratterizza.
«Sentimental» (2022) è invece un video a due canali nato da uno scambio tra i due artisti, dopo giorni di riprese silenziose. Il lavoro fa riferimento al libro The Naïve and the Sentimental Novelist in cui Pamuk, ispirandosi alla famosa distinzione di Friedrich Schiller tra «poeti ingenui», che scrivono spontaneamente e inconsapevolmente, e «poeti sentimentali», che sono riflessivi, emotivi e attenti all’artificio della parola, esplora le intime connessioni tra il mondo dello scrittore e quello del lettore.
Le opere, in mostra sino al 4 novembre, si inseriscono nel filone di ricerca intrapreso da Kazma oltre dieci anni fa, quando ha cominciato a indagare il tema dei libri e della letteratura, con l’intento di rendere visibile il lavoro invisibile dell’autore. La topografia degli spazi e dei gesti di Pamuk diventa funzionale a questo tentativo di traduzione e sembra allusivamente ricondurre al suo mondo interiore, che non è solo il luogo della scrittura, ma anche, e soprattutto, il mezzo capace di rivelarla.