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Dettaglio di «Manifesto» di Julian Rosefeldt, presso XNL Arte, opera video che dà voce ai manifesti artistici del Novecento, interpretati da Cate Blanchett in tredici ruoli evocativi

Courtesy XNL APERTO

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Dettaglio di «Manifesto» di Julian Rosefeldt, presso XNL Arte, opera video che dà voce ai manifesti artistici del Novecento, interpretati da Cate Blanchett in tredici ruoli evocativi

Courtesy XNL APERTO

XNL Aperto: Piacenza come geografia del contemporaneo

La quarta edizione del progetto diffuso trasforma la città e il suo territorio in una rete di luoghi attivi tra arte, memoria e nuove forme di abitare culturale

Monica Trigona

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Con la quarta edizione di XNL Aperto, in programma dal 19 al 21 settembre, Piacenza si conferma un grande laboratorio della contemporaneità, un modello culturale diffuso, capace di tenere insieme arte, architettura, memoria e patrimonio, ma anche relazioni, affetti e pratiche di prossimità. Coordinata da XNL Arte, sezione visiva del centro multidisciplinare avviato dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, la manifestazione si è andata affermando dal 2022 come uno dei più interessanti dispositivi di attivazione territoriale in ambito artistico oggi presenti in Italia. A differenza di molte rassegne dedicate al contemporaneo, XNL Aperto mette in campo un progetto corale e istituzionale, in cui il territorio è parimenti un contenitore e parte attiva della proposta culturale e che cresce in orizzontale, attivando ogni anno nuovi nodi nella «rete»: musei, gallerie, studi d’artista, spazi ibridi, residenze, archivi, luoghi di formazione, esperienze informali. La mappatura che ne emerge non ha nulla di gerarchico né di spettacolare, e forse proprio per questo riesce ad aprire una riflessione credibile e feconda sulla funzione dell’arte nel tempo presente.

 

 

la diocesi di Piacenza promuove una mostra fotografica realizzata in collaborazione con Cineclub Piacenza G.Cattivelli per sensibilizzare sulla tutela di questo patrimonio. Courtesy Biffi Arte

Emblematica, in questo senso, è la scelta del simbolo visivo per l’edizione 2025: l’aquila napoleonica, per la città evocativa del periodo compreso tra il 1796 e il 1814. Una figura stratificata, potente e contraddittoria, simbolo di ambizione e dominio, di visione e potere, ma anche di oppressione e propaganda. L’aquila diventa il segno di una riflessione sull’eredità del passato e sulle modalità con cui la creatività può oggi interpretarne le tensioni, aprendo lo sguardo a nuove geografie dell’esperienza e del pensiero. Una linea che attraversa tutta la manifestazione, costruita come una mappa emotiva e politica del contemporaneo, e che si dichiara fin dalla performance inaugurale, «Le Forme del Suono», in programma il 19 settembre al Conservatorio di Musica Giuseppe Nicolini: un’esperienza sonora immersiva, in collaborazione con XLN Musica, che, ispirata dalla visione di Giacinto Scelsi, rompe i confini del concerto e invita a un ascolto profondo, quasi meditativo, tra composizione e improvvisazione.

 

«32» di Luca Piola, Volumnia, Piacenza. Courtesy Volumnia

La vera forza della rassegna, però, risiede nella sua capacità di far dialogare i linguaggi dell’arte con le realtà sociali e culturali di un territorio che ha saputo reinventarsi, senza rinunciare alla propria identità. Gli attori già consolidati del circuito, come XNL Arte, la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, Biffi Arte, Montrasio Arte, UNA Galleria, Volumnia, The Shit Museum, vengono affiancati da nuovi ingressi che raccontano di un ecosistema culturale in evoluzione. Il seicentesco Palazzo Zeni Fiorani, ad esempio, si apre a una rigenerazione degli spazi che mette in relazione coworking, residenze e pratiche artistiche. Qua Gianmaria Sforza Fogliani ha coinvolto l’artista Filippo Falaguasta, l’illustratrice e giardiniera Marianna Merisi, e il collettivo Hypereden per dare avvio a un processo di riattivazione dell’antica dimora.

 

Valerio Saltarelli Savi, «Console 425.1», S.Giorgio P.no. Courtesy Valerio Saltarelli Savi

Raphael Danke, «Molusce», 2025, UNA Galleria. Photo: Julien Gremaud. Courtesy l’artista e UNA Galleria

L’Atelier di Valerio Saltarelli Savi, anch’esso una new entry, propone una modalità domestica e partecipata di fruizione, dove le opere convivono con gli oggetti della vita quotidiana. Sul versante curatoriale, l’offerta è ampia e articolata. «Manifesto» di Julian Rosefeldt, presso XNL Arte, è una delle proposte più attese: un video a tredici canali interpretato da Cate Blanchett, che dà voce ai manifesti artistici del Novecento, componendo un polifonico ritratto della modernità in trasformazione. Accanto a questa, spiccano la personale di Gabriele Basilico allo Spazio BFT, che propone un’inedita lettura tra le serie «Ambiente urbano» e «Ritratti di fabbriche», e l’omaggio a Leonardo Cremonini, «Quello che non tutti vedono», presso Montrasio Arte, nel centenario della nascita. Cremonini, figura complessa e spesso trascurata del secondo Novecento, viene raccontato attraverso un percorso che ne mette in luce la dimensione internazionale e la libertà intellettuale, al di fuori delle grandi correnti.

Il secolo scorso risalta nel segno di un rinnovato fermento artistico che trova espressione nella mostra «Il Salotto di Margherita: l'Arte del Novecento Italiano», ospitata presso Spazio Rosso Tiziano ed ED Gallery. Il percorso espositivo celebra il movimento del Novecento italiano, nato dall’unione di sette pittori attorno alla figura di Margherita Sarfatti, critica d’arte, mecenate e protagonista della scena culturale milanese tra le due guerre. Le opere in mostra, firmate da artisti come Sironi, Dudreville, Oppi, Marussig, Bucci e Funi, riflettono lo spirito di un’epoca in cui Milano aspirava a tornare centro dell’avanguardia nazionale. Testimonianza viva di quel periodo, questi capolavori hanno trovato spazio nelle più importanti istituzioni museali del mondo.

 

Leonardo Dudreville, «Marcella», 1923. Spazio Rosso Tiziano

Facciata della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi che ospita una conversazione con l’architetto Mario Cucinella. Courtesy Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi

Tra le operazioni che più si radicano nel tessuto locale, la mostra «Custodi di memoria», promossa da Biffi Arte e dalla Diocesi di Piacenza, indaga il patrimonio fragile delle chiese dell’Appennino piacentino, spesso abbandonate per via dello spopolamento. È un progetto che restituisce un volto umano e sociale al concetto di bene culturale, aprendo una riflessione sul ruolo delle immagini nella costruzione dell’identità collettiva. Anche in questo caso, non si tratta di un’operazione documentaria, ma di un gesto di cura e responsabilità.

Sul fronte delle pratiche contemporanee più sperimentali, si segnalano «Secret Garden», doppia personale di Alfredo Aceto e Raphael Danke da UNA Galleria, tra scultura e introspezione installativa, e «32» di Luca Piola, da Volumnia: un progetto fotografico che prende le mosse dal ritrovamento di palloni abbandonati in riva al mare, trasformati in oggetti di memoria e contemplazione, in una dimensione che unisce la casualità del ritrovamento all’intenzionalità dello sguardo. Sempre presso Volumnia, Fabrizio Favale presenta una performance coreografica che rilegge la danza moderna americana attraverso un linguaggio corporeo personale e non narrativo.

Al The Shit Museum, a Castelbosco (Gragnano Trebbiense), Fabio Roncato realizza una scultura in alluminio direttamente nelle acque del fiume Trebbia: «Momentum» è un’opera al limite tra scultura e azione, in cui il processo produttivo diventa parte integrante del significato, ponendo interrogativi sulle relazioni tra materia, ambiente e tempo. Un altro elemento qualificante è la presenza di studi d’artista aperti, come quelli del duo Masbedo e del collettivo Rathaus così come dell’archivio William Xerra. Luoghi non musealizzati, non istituzionalizzati, in cui il pubblico può avvicinarsi al lavoro artistico nella sua dimensione più intima e quotidiana. Questi spazi diventano nodi preziosi nella trama della manifestazione, laddove la creazione e la fruizione si incontrano in una dinamica diretta. Chiude la tre giorni una conversazione con l’architetto Mario Cucinella, ospitata presso la Galleria Ricci Oddi. Figura centrale nella riflessione sull’architettura sostenibile e sul ruolo pubblico del progetto culturale, Cucinella viene invitato non tanto a chiudere la manifestazione quanto ad aprire nuove riflessioni sull’opera di Leonardo Cremonini, già protagonista da Montrasio Arte.

Infine, il Ducato Prize, premio biennale dedicato all’arte contemporanea, nato nel 2019 per promuovere un dialogo tra creatività e territorio, torna con la sua quinta edizione. Il premio, che si articola in due sezioni, Contemporary e Academy, nel 2025 si svolge per la prima volta nella suggestiva cornice del cinquecentesco Palazzo Farnese, spettacolare simbolo della potenza della famiglia Farnese, dove vengono esposte le opere dei dieci finalisti in una mostra curata da Fosbury Architecture. Tra le novità di quest’anno figurano tre residenze d’artista, realizzate in collaborazione con Villa Filanda Antonini (Italia), PAiR (Lettonia) e AMA House (Grecia), oltre alla presenza di un comitato di preselezione composto da cinque curatori e di una giuria internazionale.

XNL Aperto si conferma così nel suo ruolo di piattaforma culturale mobile, capace di dare voce alla pluralità del presente senza perdere coerenza. È un progetto in cui la dimensione curatoriale si intreccia con quella pedagogica, in cui l’arte viene «abitata», ascoltata, dibattuta, mettendo in discussione l’idea stessa di centro e periferia, e che, nella sua struttura a rete, suggerisce un modello di produzione culturale basato sulla cura, sulla connessione e sulla responsabilità condivisa. 

 

Monica Trigona, 19 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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