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Un’antologica della Maselli alla Fondazione Querini Stampalia
- Lidia Panzeri
- 09 gennaio 2017
- 00’minuti di lettura


Titina: meno gossip, più pittura
Un’antologica della Maselli alla Fondazione Querini Stampalia
- Lidia Panzeri
- 09 gennaio 2017
- 00’minuti di lettura
Lidia Panzeri
Leggi i suoi articoliRecuperare esperienze cadute nell’oblio o non troppo viste né studiate: è quanto si propone Chiara Bertola, curatrice di una mostra di Titina Maselli in corso alla Fondazione Querini Stampalia fino al 5 marzo. In vita fu un personaggio, grazie alle frequentazioni di Alberto Savinio, Alberto Moravia, Renato Guttuso o di Renzo Vespignani, al quale si deve il bel ritratto a figura intera, posto a introduzione della mostra, che la rappresenta in una delle sue mise teatrali: del resto la Maselli fu anche apprezzata scenografa. Ora questa antologica di una trentina di opere, datate dai primi anni Sessanta al 2002, la reintegra nel suo ruolo di artista. Fondamentale il supporto della galleria Massimo Minini di Brescia, grazie alla quale si è potuta ricostruire l’intera sequenza di otto tele dell’opera «Metro» del 1975. Dinamica nel suo sferragliare, misteriosa in quel suo occhieggiare di oblò, metafora della città contemporanea, vitale e inquieta, si tratta di un’opera della piena maturità della Maselli (Roma 1924-2005), certo memore del suo soggiorno a New York.
Era un’artista controcorrente anche nei soggetti, quali i pugili colti nella loro dinamica e anche nella loro débacle, come pure il «Calciatore caduto» del 1963, un tema, questo, più volte ripreso fino all’ultimo dipinto del 2002. Nei materiali usati, spaziava dall’olio all’acrilico e alla pece, in una commistione cui non era estranea l’esperienza di Burri: lo si vede nei dipinti raffiguranti palazzi incompiuti delle periferie urbane o la rifrazione delle innumerevoli luci delle finestre di un grattacielo. La Maselli era attratta tanto dall’oscurità di un cielo notturno come dall’accecante vitalità di «La ville II» del 1971, che è l’immagine della mostra.