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«La Femme américaine libérée des années 70» (1997) di Samuel Fosso © Samuel Fosso. Cortesia di Jean-Marc Patras / Parigi

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«La Femme américaine libérée des années 70» (1997) di Samuel Fosso © Samuel Fosso. Cortesia di Jean-Marc Patras / Parigi

Samuel Fosso dalle mille identità

In mostra alla Maison Européenne de la Photographie una selezione di lavori dagli anni ’70 ad oggi

Luana De Micco

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Samuel Fosso, famoso per i suoi autoritratti creativi, in cui si mette in scena senza limiti, è maestro nella performance e nel trasformismo, alla stregua di artisti come Cindy Sherman, la fotografa dalle mille identità, e il giapponese Yasumasa Morimura, che ha osato dare il suo volto alla Gioconda e a Marilyn Monroe.

Fino al 13 marzo la Maison Européenne de la Photographie (Mep) dedica a Fosso un’ampia retrospettiva con lavori dagli anni ’70 ad oggi e scatti inediti attinti dai suoi archivi personali.

Fosso nasce a Kumba, in Camerun, nel 1962. Trascorre l’infanzia in Nigeria, ma a 10 anni fugge la guerra civile e, con lo zio, raggiunge la Repubblica Centroafricana. A 13 anni vi apre il suo primo studio fotografico. A fine giornata, per terminare i rullini, si mette in posa e scatta i suoi primi autoritratti. Sono le prime foto che ha di sé: da bambino, visto che soffriva di un handicap dalla nascita, il padre non volle mai fotografarlo. La macchina fotografica è così diventata lo strumento per esistere. L’opera di Fosso è un’opera di rivoluzione e resilienza.

In un percorso cronologico, la mostra della Mep allestisce i primi lavori di gioventù, realizzati tra gli anni ’70 e ’90, esposti per la prima volta alla Biennale di Bamako del 1994, trampolino per la notorietà. Del 1997 è la serie «Tati», realizzata per i 50 anni del grande magazzino di Parigi; del 1999 è una serie realizzata con la rivista «Vogue», mai esposta prima, mentre in «African Spirit», del 2008, Fosso incarna Martin Luther King e Malcom X.

Le ultime sale accolgono lavori più recenti come «Black Pope», che strizza l’occhio alla «Nona Ora» di Cattelan, e «SIXSIXSIX», installazione monumentale di 666 Polaroid. Dopo Parigi, la mostra sarà allo Huis Marseille di Amsterdam e alla Walther Collection di Nuova Ulm. Sempre fino al 16 gennaio, la Mep allestisce anche «Swimguerra», videoinstallazione del duo Bárbara Wagner & Benjamin de Burca, presentata per la prima volta nel Padiglione del Brasile alla Biennale di Venezia 2019.

«La Femme américaine libérée des années 70» (1997) di Samuel Fosso © Samuel Fosso. Cortesia di Jean-Marc Patras / Parigi

Luana De Micco, 28 dicembre 2021 | © Riproduzione riservata

Samuel Fosso dalle mille identità | Luana De Micco

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