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Che cosa ha lasciato il «Divin pittore» in Umbria nel corso dei secoli
- Redazione GDA
- 01 ottobre 2020
- 00’minuti di lettura


«Autoritratto col pappagallo» di Mariano Guardabassi, 1855 ca (particolare)
RAFFAELLO 500 | I retaggi
Che cosa ha lasciato il «Divin pittore» in Umbria nel corso dei secoli
- Redazione GDA
- 01 ottobre 2020
- 00’minuti di lettura

Redazione GDA
Leggi i suoi articoliVa sulle tracce del Raffaello che il territorio regionale non ha più e sulla scia della sua lezione nell’800 la mostra «Raffaello in Umbria e la sua eredità in Accademia» a Palazzo Baldeschi a Perugia fino al 6 gennaio. La sezione dal sottotitolo «L’Accademia di Perugia e Raffaello: da Minardi e Wicar al Novecento» propone dipinti e disegni per la cura di Alessandra Migliorati, Stefania Petrillo e Saverio Ricci, coordinati da Giovanni Manuali. Come dice Stefania Petrillo: «il Sanzio da un lato fu modello della scuola purista umbra dell’800 che ebbe il caposcuola nel direttore dell’Accademia Tommaso Minardi, dall’altro fu l’esempio didattico a cui aspirare insieme al Perugino».
L’altra sezione, curata da Francesco Federico Mancini, è «immersiva» con immagini digitali ad altissima risoluzione. Un video con voce narrante proietta dodici opere umbre di Raffaello (sono rimaste solo il Gonfalone della Trinità a Città di Castello e la parte superiore dell’affresco di San Severo nell’omonima Cappella perugina), mentre in un secondo video due attori recitano un dialogo immaginario tra Perugino e il Sanzio. Qui hanno operato la Fondazione Cariperugia con la Soprintendenza Archivistica dell’Umbria, quella delle Marche e l’Archivio di Stato cittadino.