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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliPeter Doig ha accettato l’invito del Musée d’Orsay e del suo presidente, Christophe Leribault, che per la prima volta ha affidato a un artista l’allestimento di alcune sale del museo: ne è nata la mostra «Peter Doig. Reflets du siècle» («Riflessi del secolo») dal 17 ottobre al 21 gennaio 2024, di cui l’artista è anche curatore; una selezione di sue opere dialogano con l’architettura e la collezione del museo.
Nato a Edimburgo nel 1959, cresciuto a Trinidad e in Canada, Doig è uno dei pittori contemporanei più quotati al mondo. Nel 2021 il suo «Swamped» (1990), della serie «Canoe», era stato battuto per 39,9 milioni di dollari da Christie’s New York. A Parigi occupa le sale del museo, anche queste scelte da lui, con la volta a cupola, lato Senna. L’artista è un visitatore assiduo e affezionato del D’Orsay, oltre che un ammiratore dell’architettura così particolare dovuta al passato di stazione ferroviaria, e dell’identità ereditata da Gae Aulenti, che restaurò il museo negli anni Ottanta.
«Nelle mie tele ho sempre messo in discussione il mio tempo, la realtà che mi circonda, il mio posto nel mondo, ha detto l’artista. Attraverso questa mostra non intendo entrare nel passato, ma osservare che cosa succede quando si lascia aperto qualcosa, nella sua vulnerabilità, e i modi in cui il passato vi penetra». In una sala è esposta una decina di grandi formati degli ultimi vent’anni, che l’artista ha trascorso sull’isola di Trinidad, nei Caraibi, tra cui «Two Trees» (2017), prestato dal Met di New York, e «100 Years Ago» (2000), da una collezione privata. Il risultato è che i suoi quadri, traendo spunto da scene della vita quotidiana, risultano senza tempo, abitati da atmosfere contemplative e misteriose.
Per la seconda sala, Doig ha selezionato una dozzina di opere della collezione del museo, «Il cavallo bianco» di Gauguin, «Berthe Morisot con il ventaglio» di Manet, i paesaggi di Henri Rousseau e ritratti di Félix Vallotton ed Édouard Vuillard. «Oltre alla delicatezza con cui nel suo lavoro convoca la grande tradizione pittorica della seconda metà del XIX secolo, è anche l’erudizione appassionata con cui ne parla che fanno di Peter Doig il complice ideale del Musée d’Orsay», ha spiegato Christophe Leribault.

«100 Years Ago» (2000) di Peter Doig, collezione privata © Peter Doig. All Rights Reserved, DACS-ADAGP, Parigi, 2023