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Lisette Model, «Valeska Gert», 1945 ca, stampata nel 1977 da Gerd Sander, Galerie Julian Sander (particolare)

© Gerd Sander

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Lisette Model, «Valeska Gert», 1945 ca, stampata nel 1977 da Gerd Sander, Galerie Julian Sander (particolare)

© Gerd Sander

Paris Photo, tutte le donne della direttrice

La fiera più importante del settore apre l’edizione 2025 (13-16 novembre) con direzioni, curatrici e progetti, tutto al femminile

Carolina Sandretto

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In un campo ancora segnato da asimmetrie di genere, dove le ultime nomine importanti sono state senza sorprese, Paris Photo, la fiera più importante del settore apre l’edizione 2025 (13-16 novembre) con direzioni, curatrici e progetti guidati da donne. Quali sono gli impatti concreti creati da questa maggioranza curatoriale femminile? Lo abbiamo chiesto alle curatrici.

La direttrice Florence Bourgeois spiega: «Collaboriamo da anni con curatori e curatrici senza alcun prerequisito di genere: tutto nasce da incontri e dalla condivisione di un progetto. Quest’anno siamo fiere di poter contare sullo sguardo di Nadine Wietlisbach e Devika Singh per “Voices”, e per il terzo anno affidiamo il settore digitale a Nina Roehrs. Proseguiamo anche con “Elles x Paris Photo”, guidato quest’anno da Devrim Bayar, che apre la fiera a nuovi territori e prospettive». Anna Planas, curatrice capo, aggiunge: «Ogni anno invitiamo nuove figure curatorali per arricchire la programmazione con approcci diversificati. Il loro contributo porta una reale dinamica di rinnovamento e rappresenta uno dei punti di forza di questa edizione».

Contrariamente alle istituzioni più affermate, la realtà di Paris Photo mostra come oggi siano le fiere a mostrare una presenza femminile sempre più significativa nei loro team. Florence Bourgeois commenta: «Questa evoluzione è interessante e non è casuale: riflette una crescente attenzione alla rappresentazione, all’equilibrio e alla diversità delle voci all’interno degli organi decisionali e di programmazione. Ci ha permesso di sviluppare iniziative per consolidare questa dinamica come il programma “Elles x Paris Photo”, in collaborazione con il Ministero della Cultura Francese, che dal 2018 mette in luce la produzione delle fotografe e il loro ruolo nella storia e nell’attualità dell’immagine».

Grazie a questa iniziativa, la presenza delle artiste a Paris Photo è passata dal 20% al 39% in sette anni. Il programma propone un percorso visivo, conversazioni e una pubblicazione dedicata distribuita ai visitatori. «Quest’anno la curatrice è Devrim Bayar, che esplora le relazioni complesse tra la figura, spesso femminile, e il paesaggio o l’ambientazione che la circonda e talvolta la inghiotte. La scelta deliberata di affidare ogni anno la curatela di “Elle x Paris Photo” ad una donna è intenzionale, e che il programma portato avanti dalla fiera insieme al Ministero, abbia prodotto un reale cambiamento e sensibilizzato i nostri espositori».

Parte di questo cambiamento è rappresentata da Nadine Wietlisbach, alla guida del Fotomuseum Winterthur dal 2018, dove ha sviluppato un programma sensibile alle questioni sociali, ai media digitali e alla cultura visiva contemporanea, dando spazio anche ad artiste come Sophie Calle e Anne Collier. «Le istituzioni artistiche contano molte donne competenti e motivate, osserva Wietlisbach, ma il punto cruciale è quali ruoli ricoprano e quanto partecipino ai processi decisionali. È importante considerare le condizioni di lavoro, soprattutto per chi concilia anche attività di cura. Forme di leadership condivisa potrebbero contribuire a creare contesti più inclusivi ed equilibrati».

Quest’anno, come a siglare l’evoluzione in corso, il settore «Voices» verrà sistemato sotto la navata principale del Grand Palais, dove venivano esposte le gallerie più importanti. «Sono molto grata a Florence Bourgeois e Anna Planas, così come ai membri del comitato di selezione di Paris Photo, per aver collocato quest’anno il settore “Voices” sotto la grande navata, dice Devika Singh. È un gesto significativo che testimonia il loro sostegno alla creazione e, nel mio caso, alle artiste ed artisti che portano alla luce immagini, realtà e immaginari provenienti da paesi ancora troppo spesso sotto-rappresentati nelle fiere di questa portata».

«Paris Photo è diretta da dieci anni da una donna, Florence Bourgeois, la cui guida ha ispirato profondamente il panorama culturale francese, racconta Anna Planas. Oggi vediamo un cambiamento concreto: sempre più donne assumono ruoli di leadership nelle istituzioni artistiche, e il nostro team, insieme alle curatrici invitate, riflette pienamente questa nuova energia». Florence Bourgeois aggiunge: «Il nostro modo di lavorare è fluido e autonomo, fondato su una vera forma di sorellanza che ci permette di confrontarci con fiducia e passione. Le nostre sensibilità diverse arricchiscono i progetti che portiamo avanti e fanno di Paris Photo lo specchio dei dibattiti che attraversano la società».

Paris Photo si conferma una fiera da osservare con attenzione, non solo per la qualità dei contenuti ma anche per il modo in cui sta contribuendo a ridefinire la cultura e la visione della fotografia contemporanea. La sua attenzione strutturale all’inclusione femminile (dalle curatrici alle squadre interne, fino ai programmi dedicati) offre un modello prezioso da cui anche le istituzioni Italiane potrebbero trarre ispirazione. C’è molto da imparare da Paris Photo su come rendere le istituzioni e le fiere più aperte, rappresentative e realmente inclusive.

Carolina Sandretto, 10 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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