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Al Museo Mercantile una delle più significative istituzioni scolastiche del passato
- Camilla Bertoni
- 17 agosto 2021
- 00’minuti di lettura


Un bozzetto di Anton Hofer
Opere della Scuola di Bolzano
Al Museo Mercantile una delle più significative istituzioni scolastiche del passato
- Camilla Bertoni
- 17 agosto 2021
- 00’minuti di lettura
Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliIl Museo Mercantile riapre con la mostra «La Scuola di Arti e Mestieri di Bolzano (1884-1921)», una delle più significative istituzioni scolastiche del passato con storica sede nel Convento dei Domenicani. Conosciute come Fachschulen, diffuse capillarmente nel territorio austro-ungarico tra XIX e XX secolo, le scuole di arti e mestieri sono cresciute con le secessioni. L’obiettivo era promuovere l’artigianato e la formazione di lavoratori qualificati, unendo tradizione e modernità.
«La Camera di commercio di Bolzano ha sostenuto, anche economicamente, la Fachschule für Holzindustrie e i suoi studenti, spiega il presidente della Camera di commercio di Bolzano Michl Ebner, promuovendo il settore artigianale. Alla fine dell’Ottocento ha organizzato e finanziato eventi come le mostre regionali e la partecipazione all’esposizione internazionale di Parigi nel 1900».
La scuola di Bolzano, specializzata nella lavorazione del legno, ha sempre tenuto una stretta relazione con la Kunstgewerbeschule di Vienna. In mostra molte opere d’arte del MAK, Museo delle Arti Applicate di Vienna, realizzate dagli allievi di Bolzano nel primo Novecento: alcune donate al museo nel 1903 per formare una collezione, altre rappresentarono le Fachschulen all’esposizione mondiale di St. Louis nel 1904 e furono donate al museo.
Altri oggetti ancora, da usare come modelli, furono acquistati direttamente dal museo viennese nel 1904. Un migliaio di volumi, riviste e testi contenenti modelli grafici dalla biblioteca della scuola sono confluiti in un fondo della Biblioteca civica di Bolzano. La mostra è curata da Roberto Festi ed Elisabetta Carnielli; una sezione è dedicata a Gustav Gurschner, Anton Hofer e Josef Zotti.

Un bozzetto di Anton Hofer