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In mostra incisioni di Piranesi, dipinti di Hackert, Caffi e Simonetti
- Francesca Romana Morelli
- 07 giugno 2019
- 00’minuti di lettura


La copia dell'«Odalisca» di Mariano Fortuny dipinta da Attilio Simonetti ed esposta in mostra
L'antiquariato bicentenario di Goffi Carboni
In mostra incisioni di Piranesi, dipinti di Hackert, Caffi e Simonetti
- Francesca Romana Morelli
- 07 giugno 2019
- 00’minuti di lettura
Francesca Romana Morelli
Leggi i suoi articoliTra Sette e Ottocento nella cultura europea avviene un fitto dialogo tra l’universo neoclassico e quello romantico. A quest’ultima corrente Goffi Carboni Antiquariato dedica una mostra dal 7 al 28 giugno. «Il rinnovato interesse destato dal Romanticismo negli ultimi anni si è manifestato in diverse esposizioni in Italia e all’estero, spiega Giovanni Carboni. Così è nata l’idea della mostra, che presenta dipinti, acquerelli, disegni e incisioni provenienti dalla storica raccolta Simonetti e da altre collezioni private romane, che evidenziano come l’artista romantico cerchi di aprire un varco tra le sfere della coscienza e quella dell’incoscienza, dei sentimenti e delle passioni».
In mostra due incisioni, «Colosseo» e «Piazza Navona», di Giovanni Battista Piranesi, uno dei primi artisti a sentire questa intima e stimolante contraddizione. Un gruppo di vedute mostra come il paesaggio romantico costituisca un riflesso del sentimento spirituale che anima l’autore.
Spiccano una coppia di grandi vedute di Sorrento eseguite da Jacob Philipp Hackert e una veduta del Lago di Como di mano di Ippolito Caffi. Più a carattere storico sono una coppia di dipinti che ritraggono papa Pio IX nella campagna romana; entrambi i quadri sono racchiusi da cornici dorate, che riportano gli stemmi papali e bolli in ceralacca riguardanti la provenienza.
Infine alcune opere legate più strettamente alla storia quasi bicentenaria della famiglia di antiquari da cui discende Carboni. Centrale la figura di Attilio Simonetti (1843-1925), che fu anche pittore e allievo di Mariano Fortuny y Marsal. Di quest’ultimo è esposto un disegno della sua prima maniera, mentre di Simonetti figura la copia (1861) dell’«Odalisca» di Fortuny. «È un olio su cartone, come quello del suo maestro, ha le stesse dimensioni ed è citata nel catalogo della mostra “Fortuny (1838-74)”, aperta al Prado nel 1917, conclude Carboni. L’“Odalisca” di Fortuny, la sua opera più celebre, nacque nello stesso anno a Roma, dopo un viaggio in Nord Africa: è frutto del gusto orientalista, una componente del romanticismo pittorico».

La copia dell'«Odalisca» di Mariano Fortuny dipinta da Attilio Simonetti ed esposta in mostra