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- Guglielmo Gigliotti
- 04 novembre 2016
- 00’minuti di lettura


L’Informale inventato da Monet
- Guglielmo Gigliotti
- 04 novembre 2016
- 00’minuti di lettura
Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliFino all’11 dicembre la Fondazione Magnani Rocca fa il punto su uno snodo fondamentale della storia dell’arte moderna con la mostra «Quelle ninfee che anticiparono l’Informale» che presenta un vasto gruppo di opere realizzate da Claude Monet (1840-1926) nell’ultimo trentennio della sua esistenza. Con esse il pittore impressionista superò l’Impressionismo, assumendo vedute di fiori acquatici a pretesto di una progressiva liberazione del linguaggio pittorico dalla funzione imitativa, secondo intuizioni che contenevano il seme dell’arte informale di metà ’900.
«Le Bassin des Nympheas», dipinta nel 1904 e proveniente dal Denver Art Museum, è solo uno dei capolavori in mostra. Altre opere, aventi a soggetto vaporose scogliere che si tuffano nel mare, trovano un diretto confronto con un’opera della collezione Magnani Rocca, «Falaises à Pourville, soleil levant» del 1897. Le restanti opere, come quelle concernenti il ciclo della «Cattedrale di Rouen», realizzato a partire dal 1892 in momenti differenti del giorno e delle condizioni atmosferiche, illustrano il percorso di Monet verso la dissoluzione sempre più interiorizzata delle forme nella luce.