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Umberto Brunelleschi, «Testa femminile», 1918-19 ca (particolare)

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Umberto Brunelleschi, «Testa femminile», 1918-19 ca (particolare)

L’Art Nouveau e Déco di Giuliano Ercoli ad Arezzo

Nella Casa Museo dell’Antiquariato Ivan Bruschi sono esposte oltre 100 opere della collezione d’arte della Fondazione CR Firenze

Laura Lombardi

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La Casa Museo dell’Antiquariato Ivan Bruschi ad Arezzo accoglie la raccolta di Giuliano Ercoli (1940-2023), uno tra i maggiori studiosi e conoscitori italiani della grafica internazionale tra Art Nouveau e Art Déco, nonché docente per molti decenni di storia dell’arte e di storia della critica d’arte nell’ateneo fiorentino. La mostra «Fantasie Déco» (22 ottobre-22 febbraio 2026), a cura di Lucia Mannini, nasce dalla collaborazione tra la Fondazione CR Firenze, che ha acquisito dopo la scomparsa nel 2023 la collezione di Giuliano Ercoli (grazie ad accordi presi quando lo studioso era ancora in vita), e la Fondazione Ivan Bruschi, parte del patrimonio di Intesa Sanpaolo. 

Dei materiali conservati nella collezione d’arte della Fondazione CR Firenze (circa 800 pezzi) sono esposte ad Arezzo oltre 100 opere, in gran parte su carta, ma anche libri illustrati e sculture in ceramica. Un’occasione preziosa poiché si tratta di opere perlopiù inedite. Come sottolinea Lucia Mannini, che ha inventariato la raccolta, è di particolare interesse vedere «il dialogo strettissimo tra la collezione e gli studi che Ercoli conduceva negli anni: molti volumi sono illustrati proprio con le opere da lui stesso acquistate, come si vede, ad esempio, nel libro sui pochoir, un testo di riferimento per quella tecnica nel quale tutte le tavole sono riferibili a pezzi della collezione». Mannini preferisce definirla una mostra di «opere su carta» e non di grafica, perché vi sono anche gouache, pezzi unici, dipinti a mano dall’artista, da cui venivano tratti, tramite la tecnica del pochoir, dei multipli. Il pochoir, identitario dell’Art Déco, consiste infatti nelle riproduzioni fatte nell’atelier, a partire dal disegno originale dell’artista, operando, con la tecnica tradizionale dell’incisione, delle linee di contorno e riempiendo poi le porzioni all’interno tramite mascherine di diversi colori. Uno strumento divulgativo di notevole importanza: dai pochoir si desumevano infatti tavole per libri illustrati, ma anche per numerose riviste di moda. Con la predilezione per una colorazione piatta, bidimensionale, il pochoir incontrava pienamente il gusto del Japonisme diffuso nella seconda metà del XIX secolo. «Ci è parso importante nella collezione di Ercoli scegliere i pezzi più riferibili all’Art Déco di cui ricorre il centenario, sebbene il 1925 sancisca uno stile già affermato negli anni precedenti, come si vede dai pezzi esposti in mostra. Tra i protagonisti è Umberto Brunelleschi, artista toscano molto presente nella collezione Ercoli, che ebbe anche un certo successo in Francia, partecipando di filoni molto alla moda, caratterizzati dal recupero dell’arte del ’700 (già rilanciata dai fratelli Goncourt) o dell’Orientalismo. Di lui figura anche il dipinto “Ritratto della sorella”». 

Tra i temi ricorrenti in mostra, le scene nei café chantant o gli spettacoli alle Folies Bergère, «testimonianza dello spirito di leggerezza che pervadeva quell’epoca, precisa ancora Mannini. Erano spettacoli senza una vera e propria trama ma che spesso ruotavano intorno a un oggetto, un ventaglio ad esempio, e che vedevano la creazione di migliaia di costumi fantasmagorici con la produzione quindi di centinaia di bozzetti usa e getta, ma di fattura minutissima come si nota ad esempio, nella collezione Ercoli, nel bozzetto di Erté». Tra gli altri illustratori presenti nella raccolta, ricordiamo Georges Lepape o Paul Iribe, ma anche nomi poco noti che Ercoli ha collezionato con passione, come Mario Laboccetta, con i suoi disegni a colori quasi psichedelici, Marthe Romme, illustratrice che realizza un calendario usando per i mesi i termini della Rivoluzione francese, oppure Janine Aghion, il cui repertorio varia da donne in abiti africani ad altre in tenuta da tennis, con un accento più contemporaneo. Intrigante anche la figura di Romain de Tirtoff, che all’inizio, avendo aspirazioni d’artista, adotta uno pseudonimo al quale poi rinuncia dedicandosi brillantemente all’attività di illustratore. Di alcune opere esistono le tavole originali, prima del colore, risalenti alla metà degli anni Dieci, che testimoniano l’anello di congiunzione tra un gusto nutrito di suggestioni secessioniste e quello Déco.

Marthe Romme, «Thermidore», 1917

Romain de Tirtoff, detto Erté, «Conte Indou, le danseur», 1921

Laura Lombardi, 20 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

L’Art Nouveau e Déco di Giuliano Ercoli ad Arezzo | Laura Lombardi

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