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Nel museo dedicato al pittore 62 opere approfondiscono il suo uso del nero, che deriva dalla tradizione pittorica spagnola
- Roberta Bosco
- 11 ottobre 2022
- 00’minuti di lettura


«La regina Maria Cristina. Studio per “La Reggenza”» (1903-05 ca), di Joaquín Sorolla. Madrid, Museo Sorolla
Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliÈ noto come il pittore della luce, dei caldi colori del Mediterraneo e dei bianchi luminosi dalle sfumature infinite, eppure Joaquín Sorolla (Valencia, 1863-Cercedilla, 1923), di cui si è da poco conclusa una visitatissima mostra a Milano, ha anche un affascinante lato oscuro. Lo dimostra «Sorolla in nero», nel Museo Sorolla fino al 27 novembre, rassegna che anticipa le celebrazioni per il centenario della morte del pittore.
Si compone di 62 opere (41 dipinti, un disegno, una gouache, 17 fotografie, un album e un libro), una quindicina delle quali, in collezioni private, sconosciute al pubblico: è il caso del «Ritratto di Manuel Bartolomé Cossío» che torna in Spagna dopo decenni all’estero o «Ritratto di Juan Antonio García del Castillo», recente acquisizione del Ministero della Cultura.
«L’uso del nero in Sorolla deriva dalla tradizione pittorica spagnola e dalla sua conoscenza di Velázquez, El Greco e Goya, divenendo un elemento espressivo che suggerisce stati d’animo poetici e interpreta la modernità dell’epoca», osserva il curatore Carlos Reyero. Nelle opere il nero si traduce in spiagge piovose, ritratti di personalità, ma anche di donne arrestate per aborto, giovani prostitute o uomini distrutti dall’alcol.
«Sorolla non usa il nero per scurire altri colori o per le ombre, lo usa puro, luminoso, ricercando cromatismi e armonie con i grigi o in contrasto con altri toni», prosegue il curatore. Le tele monocrome della sezione finale, scene avvolte da toni grigiastri o bluastri, rivelano un esercizio di virtuosismo tecnico. «Il nero, l’antitesi del colore, conclude Reyero, nella tavolozza di Sorolla è sempre stato presente».

«La regina Maria Cristina. Studio per “La Reggenza”» (1903-05 ca), di Joaquín Sorolla. Madrid, Museo Sorolla