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Nella Fondazione Culturale Versicherungskammer 200 scatti tra reportage di viaggio e ritratti di star del mondo del cinema, dell’arte e della letteratura
- Francesca Petretto
- 07 aprile 2023
- 00’minuti di lettura


«Usa. Brooklyn, NY. Louise Bourgeois con la sua scultura “To fall on deaf ears”» (1991), di Inge Morath
I cent’anni dalla nascita di Inge Morath
Nella Fondazione Culturale Versicherungskammer 200 scatti tra reportage di viaggio e ritratti di star del mondo del cinema, dell’arte e della letteratura
- Francesca Petretto
- 07 aprile 2023
- 00’minuti di lettura
Francesca Petretto
Leggi i suoi articoliFino al primo maggio è possibile visitare nella Fondazione Culturale Versicherungskammer la mostra «Inge Morath: Homage» dedicata alla celebre fotografa Magnum, austriaca di nascita (Graz, 1923-New York, 2002), berlinese d’adozione e cittadina del mondo per scelta, in occasione dei cento anni dalla nascita.
La retrospettiva, curata da Anna-Patricia Kahn e Isabel Siben in collaborazione con la Inge Morath Estate, riunisce i suoi forse più celebri 200 scatti provenienti da reportage di viaggio, insieme ai leggendari ritratti di star del mondo del cinema, dell’arte e della letteratura, i più belli di tutta la sua produzione.
La mostra è accompagnata dall’uscita di un ricco catalogo alle cui pagine la figlia d’arte (sua e di Arthur Miller), Rebecca, ha affidato un toccante ricordo della madre, persona sfuggente e affascinante: «Profondamente emotiva, modesta, elegante e molto generosa. Era stata ferita. Era impavida. Era una madre ferocemente devota. Ed era un’artista straordinaria».
Una donna segnata da un terribile passato, nel fiore dei suoi 20 anni, eppure, nonostante, o forse a causa della terribile brutalità da quello generata, alla costante ricerca della bellezza, per lei una sorta di religione per potersi convincere che l’essere umano è anche capace di creare qualcosa di intatto e dunque, come dicevano i Greci, di bello e quindi buono.

«Usa. Brooklyn, NY. Louise Bourgeois con la sua scultura “To fall on deaf ears”» (1991), di Inge Morath