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Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliOggetto di un complesso intervento di restauro di cui si è appena conclusa la prima fase (cfr. lo scorso numero. p. 33), l’opera pittorica di Dosso e Battista Dossi nella Biblioteca di Bernardo Cles è al centro della mostra «I volti della sapienza» a cura di Laura Dal Prà e Vincenzo Farinella che si apre il 1 luglio al Castello del Buonconsiglio (fino al 22 ottobre).
Un centinaio circa le opere messe a confronto con le tavole dipinte tra la fine del 1531 e del 1532 dai due fratelli: Dosso, nato nel 1486-87 e morto a Ferrara nel 1542, e Battista, morto anche lui a Ferrara nel 1548, che prendono lo pseudonimo dal luogo di nascita, San Giovanni del Dosso; entrambi furono chiamati a decorare la «Libraria Clesiana».
Dosso dipinge sui cassettoni del soffitto ligneo una serie di diciotto dipinti su tavola (ne restano dodici, di 2x1,5 metri) raffiguranti saggi, filosofi e oratori dell’antichità. L’ambiente fu paragonato alla Sistina e alla Loggia di Psiche dal medico di corte Mattioli, in un poema sul Magno Palazzo pubblicato nel 1539.
Tra i prestiti più significativi due importanti tele di Dosso con «Sapiente», dal museo Agnes Etherington Art Centre di Kingston (Canada) e dal Chrysler Museum di Norfolk (Stati Uniti), ma la ricostruzione della temperie culturale e artistica viene dall’accostamento con opere come «Eraclito e Democrito» di Bramante dalla Pinacoteca di Brera, o con una serie di busti in marmo con i ritratti di filosofi e scienziati del mondo antico, tra cui quelli di Omero e Cicerone dai Musei Capitolini di Roma e dagli Uffizi.
«La sezione centrale della mostra, spiega Laura Dal Prà, intende riconsiderare le tavole trentine nell’opera dei due fratelli pittori, cogliendo appieno la straordinaria opportunità di visionarle da vicino. A confronto opere di simile tematica di autori diversi, contemporanei, come Albrecht Dürer o il Moretto, o del tardo Cinquecento e del Seicento, tra cui Salvator Rosa, Andrea Pozzo, Mattia Preti, Luca Giordano, Josè de Ribera, tratte da cicli dedicati agli eruditi, genere iconografico che divenne di grande successo.
Le tavole hanno alcuni dettagli molto significativi che permettono di selezionare il percorso figurativo dei singoli artisti, aiutando a capire quella che poteva essere la visione cinquecentesca degli eruditi dell’antichità. In assenza del nome che individua il personaggio è possibile giungere all’identificazione attraverso gli attributi e i dettagli di figure come Aristotele o Erasmo. La mostra si svolge quindi su due registri: da una parte quello della sapienza antica come soggetto privilegiato delle biblioteche antiche, dall’altra quello della valorizzazione dell’opera di Dosso e Battista Dossi».
Uno dei contributi importanti è anche infatti quello di mettere a fuoco la collaborazione tra i due fratelli: «In questo, aggiunge Vincenzo Farinella, siamo aiutati dall’analisi della superficie pittorica che si sta rivelando molto interessante permettendo di capire la collaborazione tra Dosso e Battista che stilisticamente si possono distinguere».

«Sapiente» (1531-32), di Dosso e Battista Dossi. Trento, Castello del Buonconsiglio