Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Redazione GDA
Leggi i suoi articoliLa mostra di Gaetano Previati allestita al Castello Estense nel centenario della scomparsa dell'artista ferrarese vuole riaccendere l'attenzione su una figura cardine dell'arte italiana tra Ottocento e Novecento. Considerato un erede della tradizione romantica, Previati si fa interprete del simbolismo e del divisionismo con un approccio sperimentale che lo rende un anticipatore della pittura futurista. Tratto unificante di una personalità così complessa è la tensione verso il superamento dei tradizionali confini della pittura «da cavalletto».
«La sua visione tende all'infinito: alle volte persino esorbita dai confini della pittura», afferma nel 1901 il letterato ferrarese Domenico Tumiati, e dieci anni dopo Umberto Boccioni prenderà le mosse dal suo esempio per mettere in discussione le leggi della pittura: «Con lui le forme cominciano a parlare come musica, i corpi aspirano a farsi atmosfera, spirito, e il soggetto è già pronto a trasformarsi in istato d'animo».
La rassegna ferrarese mette in luce questo apporto del tutto peculiare al rinnovamento dei linguaggi artistici, nel cruciale snodo tra le poetiche del secondo Ottocento e le istanze d'avanguardia di primo Novecento, e rilegge il percorso artistico di Previati anche grazie alla collaborazione con l'Archivio Eredi Alberto Previati.
Affascinato dai grandi formati e dall'espressione dei sentimenti per la sua formazione tardoromantica, Previati mette in campo uno sperimentalismo e una sensibilità visionaria che gli permettono di rivoluzionare dall'interno i codici del quadro storico. Nel dipinto giovanile «Gli ostaggi di Crema» del 1879, e nel bozzetto esposto a Ferrara, Previati trae spunto da un episodio della guerra tra Impero e comuni padani - la spietata macchina bellica protetta da scudi umani ideata dal Barbarossa - per dare corso a una coinvolgente evocazione dei sentimenti in pittura.
Il contatto con la bohème scapigliata milanese spinge Previati a confrontarsi con la temperie maudit e con l'orientamento sinestetico delle poetiche d'Oltralpe. Nelle «Comunicande» (1884, Fondazione Cavallini Sgarbi) e successivamente nelle «Fumatrici di oppio» (1887, Piacenza, Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi) le atmosfere visionarie e le sollecitazioni olfattive invitano l'osservatore a lasciarsi alle spalle la dimensione oggettiva per accedere alla sfera interiorizzata dell'immaginazione.
L'adesione alla tecnica divisionista mette in mano a Previati un ulteriore dispositivo per sollecitare una reazione emotiva nel riguardante attraverso l'evocazione dei fenomeni luminosi. A marcare questa svolta è «Nel prato» di Palazzo Pitti (1889-90, Firenze, Palazzo Pitti), una radiosa evocazione di una scena familiare in giardino che ricorda lontanamente le figure intrise di luce di Monet e la serenità degli archetipi di Seurat. In celebri opere come «Il Re Sole» o la «Danza delle Ore», la suggestione visiva prodotta dalla radiazione solare diviene il fulcro simbolico e percettivo della rappresentazione.
Anche l'interesse a cimentarsi con media diversi è emblematico dell'atteggiamento di Previati. Valorizzando le nuove possibilità offerte dall'industria editoriale, con i disegni per i Racconti di Edgar Allan Poe e per i Promessi sposi manzoniani, l'artista conia un nuovo codice di illustrazione letteraria che mette in scena le atmosfere psicologiche e gli stati d'animo dei protagonisti.
Uno dei meriti ascritti a Previati dalla critica del tempo è la capacità di suscitare in pittura sentimenti astratti come la musica, facendosi interprete di uno dei temi caldi del dibattito che prepara l'avvento della modernità. Ne sono un esempio i pannelli della sala musicale realizzata nel 1908 per la casa milanese del gallerista Alberto Grubicy, documentata da una fotografia inedita.
In mostra sono accostate due tele, il pannello «Sinfonia del Vittoriale degli Italiani» e una versione di piccolo formato del «Notturno». Grandi disegni, dipinti e materiali inediti testimoniano inoltre il progetto di trasferire in pittura le impressioni teatrali, intorno alla vicenda ferrarese di Ugo e Parisina che aveva ispirato prima Domenico Tumiati e Vittore Veneziani (1901) e poi Gabriele d'Annunzio e Pietro Mascagni (1913).
Un rilievo particolare viene riservato al capolavoro «Paolo e Francesca» del 1909 (Ferrara, Museo dell'Ottocento): con la sua trama di pennellate che si espandono dinamicamente oltre i confini della tela, questa pittura di «stati d'animo» è considerata una delle matrici del celebre trittico degli «Stati d'animo» di Boccioni.
Il cerchio si chiude con il ciclo delle «Vie del commercio» ( 1914-16) per la Camera di Commercio di Milano: le tematiche al centro della poetica futurista di Marinetti e Boccioni offrono nuove possibilità alla pittura dell'anziano maestro. Come mostra uno dei grandi pannelli del ciclo, La ferrovia del Pacifico, Previati sconfina oltre il recinto dei temi tradizionali per cimentarsi con il sogno della modernità: l'immaginario tecnologico e «globale».