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Gaetano Previati, «Armonia o Sinfonia», 1908 (particolare)

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Gaetano Previati, «Armonia o Sinfonia», 1908 (particolare)

Gaetano Previati. Il sogno della modernità

Ferrara dedica un'esposizione al pioniere della pittura moderna italiana

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Redazione GDA

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La mostra di Gaetano Previati allesti­ta al Castello Estense nel centenario della scomparsa dell'artista ferrarese vuole riaccendere l'attenzione su una figura cardine dell'arte italiana tra Ottocento e Novecento. Considerato un erede della tradizio­ne romantica, Previati si fa interprete del simbolismo e del divisionismo con un approccio sperimentale che lo rende un anticipatore della pit­tura futurista. Tratto unificante di una personalità così complessa è la tensione verso il superamento dei tradizionali confini della pittura «da cavalletto».

«La sua visione tende all'infinito: alle volte persino esorbita dai confini della pittura», afferma nel 1901 il letterato ferrarese Domenico Tumiati, e dieci anni dopo Umberto Boccioni prenderà le mosse dal suo esempio per mettere in discussione le leggi della pittura: «Con lui le forme cominciano a parlare come musica, i corpi aspirano a farsi atmosfera, spiri­to, e il soggetto è già pronto a trasfor­marsi in istato d'animo».

La rassegna ferrarese mette in luce questo apporto del tutto peculiare al rinnovamento dei linguaggi artistici, nel cruciale snodo tra le poetiche del secondo Ottocento e le istanze d'a­vanguardia di primo Novecento, e rilegge il percorso artistico di Previati anche grazie alla collaborazione con l'Archivio Eredi Alberto Previati.

Affascinato dai grandi formati e dall'espressione dei sentimenti per la sua formazione tardoromantica, Pre­viati mette in campo uno sperimen­talismo e una sensibilità visionaria che gli permettono di rivoluzionare dall'interno i codici del quadro sto­rico. Nel dipinto giovanile «Gli ostag­gi di Crema» del 1879, e nel bozzetto esposto a Ferrara, Previati trae spunto da un episodio della guerra tra Impe­ro e comuni padani - la spietata mac­china bellica protetta da scudi umani ideata dal Barbarossa - per dare corso a una coinvolgente evocazione dei sentimenti in pittura.

Il contatto con la bohème scapigliata milanese spinge Previati a confrontarsi con la tem­perie maudit e con l'orientamento sinestetico delle poetiche d'Oltralpe. Nelle «Comunicande» (1884, Fondazio­ne Cavallini Sgarbi) e successivamente nelle «Fumatrici di oppio» (1887, Pia­cenza, Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi) le atmosfere visionarie e le sol­lecitazioni olfattive invitano l'osserva­tore a lasciarsi alle spalle la dimensione oggettiva per accedere alla sfera inte­riorizzata dell'immaginazione.

L'adesione alla tecnica divisionista mette in mano a Previati un ulteriore dispositivo per sollecitare una reazio­ne emotiva nel riguardante attraverso l'evocazione dei fenomeni luminosi. A marcare questa svolta è «Nel prato» di Palazzo Pitti (1889-90, Firenze, Palazzo Pitti), una radiosa evocazione di una scena familiare in giardino che ricorda lontanamente le figure intrise di luce di Monet e la serenità degli archetipi di Seurat. In celebri opere come «Il Re Sole» o la «Danza delle Ore», la suggestione visiva prodotta dal­la radiazione solare diviene il fulcro simbolico e percettivo della rappre­sentazione.

Anche l'interesse a cimentarsi con media diversi è emblematico dell'at­teggiamento di Previati. Valorizzan­do le nuove possibilità offerte dall'in­dustria editoriale, con i disegni per i Racconti di Edgar Allan Poe e per i Promessi sposi manzoniani, l'artista conia un nuovo codice di illustra­zione letteraria che mette in scena le atmosfere psicologiche e gli stati d'a­nimo dei protagonisti.

Uno dei meriti ascritti a Previati dal­la critica del tempo è la capacità di suscitare in pittura sentimenti astratti come la musica, facendosi interprete di uno dei temi caldi del dibattito che prepara l'avvento della modernità. Ne sono un esempio i pannelli della sala musicale realizzata nel 1908 per la casa milanese del gallerista Alberto Grubicy, documentata da una foto­grafia inedita.

In mostra sono acco­state due tele, il pannello «Sinfonia del Vittoriale de­gli Italiani» e una versione di piccolo formato del «Notturno». Grandi dise­gni, dipinti e materiali inediti testi­moniano inoltre il progetto di trasfe­rire in pittura le impressioni teatrali, intorno alla vicenda ferrarese di Ugo e Parisina che aveva ispirato prima Domenico Tumiati e Vittore Vene­ziani (1901) e poi Gabriele d'Annun­zio e Pietro Mascagni (1913).

Un rilievo particolare viene riservato al capolavoro «Paolo e Francesca» del 1909 (Ferrara, Museo dell'Ottocen­to): con la sua trama di pennellate che si espandono dinamicamente ol­tre i confini della tela, questa pittura di «stati d'animo» è considerata una delle matrici del celebre trittico degli «Stati d'animo» di Boccioni.

Il cerchio si chiude con il ciclo delle «Vie del commercio» ( 1914-16) per la Camera di Commercio di Milano: le tematiche al centro della poetica futurista di Marinetti e Boccioni offrono nuove possibilità alla pittura dell'an­ziano maestro. Come mostra uno dei grandi pannelli del ciclo, La ferrovia del Pacifico, Previati sconfina oltre il recinto dei temi tradizionali per ci­mentarsi con il sogno della modernità: l'immaginario tecnologico e «globale».

Redazione GDA, 15 novembre 2020 | © Riproduzione riservata

Gaetano Previati. Il sogno della modernità | Redazione GDA

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