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La Gnam di Roma dispiega, in un percorso antologico di circa 40 tra dipinti e sculture, l’arte, la vita e il mondo dell’artista nata a Kaunas, in Lituania, nel 1895, e morta a Roma nel 1975
- Guglielmo Gigliotti
- 16 novembre 2021
- 00’minuti di lettura


«Il Trionfo di Giuditta» (1960-1961) di Antonietta Raphaël (particolare)
Antonietta Raphaël rispecchiata
La Gnam di Roma dispiega, in un percorso antologico di circa 40 tra dipinti e sculture, l’arte, la vita e il mondo dell’artista nata a Kaunas, in Lituania, nel 1895, e morta a Roma nel 1975
- Guglielmo Gigliotti
- 16 novembre 2021
- 00’minuti di lettura
Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliLa mostra «Antonietta Raphaël. Attraverso lo specchio», aperta dal 17 novembre al 30 gennaio alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, dispiega, in un percorso antologico di circa 40 tra dipinti e sculture, l’arte, la vita e il mondo dell’artista nata a Kaunas, in Lituania, nel 1895, e morta a Roma nel 1975.
A Roma era giunta 50 anni prima, legando da subito la sua esistenza a quella di Mario Mafai, con cui costituisce, assieme a Scipione, la cosiddetta Scuola di via Cavour, caratterizzata dal caldo tonalismo delle tinte. Le curatrici della mostra, Giorgia Calò e Alessandra Troncone, hanno ordinato il percorso espositivo in sezioni tematiche, con l’intento di restituire a tutto tondo la personalità della Raphaël, come artista, donna, madre, moglie, lituana ed ebrea.
I rapporti umani e artistici con Mario, i ritratti di sé, il tema del sogno, le tre figlie Miriam (celebre giornalista), Simona (senatrice e storica dirigente del Pci), Giulia (costumista e scenografa, scomparsa 91enne il 26 settembre, aveva lavorato alla mostra fino al giorno prima, Ndr), la religione, gli artisti e gli intellettuali che la frequentarono, sono i temi con cui si configura la costellazione esistenziale di una donna coraggiosa e originale, che trovò nell’arte lo specchio della sua interiorità, come alluso dal titolo della mostra.
«Ritratto di Mario che disegna» del ’28, «Mia madre che benedice le candele» del ’32, la scultura «Le tre sorelle» del ’36, «Autoritratto con tuta blu» del ’40 e il «Trionfo di Giuditta» del ’60-61 sono proprio alcuni di questi «specchi», in cui si riflettono poesia, dolori e sogni di una donna artista. Nel 2016 Allemandi ha pubblicato il Catalogo generale delle sue sculture, a cura di Giuseppe Appella. q G.G.

«Il Trionfo di Giuditta» (1960-1961) di Antonietta Raphaël (particolare)