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Julius Kossakz, «L’emiro Rzewuski», 1871

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Julius Kossakz, «L’emiro Rzewuski», 1871

All’Accademia dei Lincei il principe italiano dell’Islam, Leone Caetani

Nella Biblioteca Corsiniana a Roma rari documenti e opere collezionate da uno dei maggiori orientalisti al mondo, poi diventato boscaiolo

Guglielmo Gigliotti

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La mostra «Il Principe e l’Islam. Leone Caetani e l’Accademia dei Lincei», visitabile dall’8 maggio al 29 giugno presso la Biblioteca Corsiniana di Palazzo Corsini a Roma, racconta la storia di uno dei maggiori orientalisti al mondo, che trascorse l’ultima fase della sua vita come agricoltore e boscaiolo. Curata da Roberto Tottoli e Andrea Trentini, la mostra riunisce rari documenti e preziose opere d’arte collezionate in gran parte dal principe di Sermoneta Leone Caetani (1869-1935) durante lunghi e appassionati viaggi di studio, svolti tra fine Ottocento e primi del Novecento, nei territori fecondati dall’Islam. Diceva di essere guidato dalla «nostalgia dell’ignoto».

Manoscritti arabi e persiani realizzati tra XIII e XIX secolo, corredati di splendide miniature, altri di provenienza nordafricana, turca, yemenita ed etiopica, o indo-iranica (illustrati da artisti di famose scuole, e custoditi da coperte laccate), presentano, in mostra, i principali stili e tipologie di libri antichi del mondo arabo-mussulmano. Leone Caetani li aveva acquistati in numerosi viaggi in Egitto, Grecia, Sinai, Costantinopoli, Balcani, Siria, Palestina, Mesopotamia, Persia, India e Ceylon. Tuttavia, la mostra presenta anche litografie di importanti artisti giapponesi (tra i quali, Hokusawa), acquistati dallo studioso, perché parlavano la lingua di un mondo remoto, ovvero la molla che guidò tutto il peregrinare e la scienza del Caetani.

Iniziò anche a scrivere una voluminosa storia delle origini dell’Islam (grazie alle sue conoscenze linguistiche in arabo e persiano poteva attingere a documenti originali). Nel 1925 istituì la Fondazione che porta il suo nome e che doveva gestire l’immane patrimonio d’arte, libri, fotografie e documenti che il Principe italiano dell’Islam aveva donato all’Accademia dei Lincei, di cui era socio. Caetani fece tanto per l’Italia e per la conoscenza, ma non venne ripagato con lo stesso entusiasmo. Per le sue posizioni politiche socialiste radicali e anticlericali fu uomo controcorrente, ostile anche al suo mondo (la nobiltà romana, i Caetani avevano avuto due papi).

Per la sua polemica contro l’impresa coloniale in Libia del 1911 fu calunniato, tacciato di antipatriottismo e osteggiato in tutte le sedi pubbliche, politiche, sociali e scientifiche. Antifascista della prima ora, optò per l’esilio in Canada, dove, lontano dalle sue collezioni, i suoi studi e dall’Accademia dei Lincei, che ora lo celebra, si dedicò a una vita in solitudine nei boschi del Paese nordamericano, a tagliare alberi sui monti e rivenderli a valle. Diceva di aver «raggiunto la pace»: «(…) Riconcentrandomi in me stesso, ho acquistato quel bene inestimabile che è la vera serenità dello spirito puramente contemplativo, scevro di ambizioni e di rimpianti, pronto ad accettare con tranquillità qualunque vicenda del destino».

Mussolini lo privò della cittadinanza italiana, con conseguente decadenza del suo status di socio dell’Accademia dei Lincei. Nell’adunanza del 13 marzo 2025, l’Accademia lo ha reintegrato per acclamazione.

 

 

 

Guglielmo Gigliotti, 07 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

All’Accademia dei Lincei il principe italiano dell’Islam, Leone Caetani | Guglielmo Gigliotti

All’Accademia dei Lincei il principe italiano dell’Islam, Leone Caetani | Guglielmo Gigliotti