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Il terzo intervento nell'ambito di «Underneath the Arches», progetto che dal 2018 mira a innescare un dialogo fra archeologia e arte contemporanea
- Olga Scotto di Vettimo
- 15 novembre 2020
- 00’minuti di lettura


Adrian Melis, «Terra asciutta», 2020. Foto Antonio Picascia
Adrian Melis nell'acquedotto Augusteo di Napoli
Il terzo intervento nell'ambito di «Underneath the Arches», progetto che dal 2018 mira a innescare un dialogo fra archeologia e arte contemporanea
- Olga Scotto di Vettimo
- 15 novembre 2020
- 00’minuti di lettura
Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoli«Terra asciutta» (fino al 15 novembre), a cura di Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone, è il terzo intervento nell’Acquedotto Augusteo del Serino realizzato nell’ambito di «Underneath the Arches», progetto che dal 2018 mira a innescare un dialogo fra archeologia e arte contemporanea. Al di sotto dello storico Palazzo Peschici Maresca, nel Rione Sanità, Adrian Melis (L’Avana, 1985) interviene negli spazi dell’acquedotto di epoca romana rinvenuto nel 2011 e gestito dall’Associazione VerginiSanità.
Con un intervento ambientale l’artista cubano intende simbolicamente riattivare l’originario flusso delle acque, coinvolgendo le persone che abitano lo storico borgo dei Vergini e utilizzando la tecnica cinematografica della Foley Art. «L’acqua che una volta scorreva nella canalina dell’acquedotto romano è solo evocata nel progetto di Adrian Melis. Al suo posto, oggetti recuperati nel quartiere insieme alle stesse mura che definiscono il perimetro dello spazio divengono inaspettati corpi sonori nelle mani degli abitanti locali, reclutati con una mansione specifica: ridare una funzione all’imponente struttura, che da spazio “contemplativo” diventa un vero e proprio luogo di produzione», chiariscono le curatrici.