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Vi presto la mia Latona

Chiara Stella

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Un Orazio De Ferrari ai Musei di Strada Nuova

Resta ai Musei di Strada Nuova la grande «Favola di Latona» di Orazio De Ferrari (193x261 cm, firmato) che l’antiquario milanese Giorgio Baratti ha deciso di concedere in comodato pluriennale dopo la chiusura della piccola mostra curata da Anna Orlando allestita a Palazzo Bianco, dove la Latona ha dialogato con altri dipinti del De Ferrari del museo.

L’iniziativa, già salutata dal direttore Piero Boccardo come «virtuoso impegno congiunto di pubblico e privato, nella convinzione che derivi un reciproco vantaggio dall’intrattenere relazioni trasparenti tra istituzioni museali e un serio mercato artistico», ha avuto uno sviluppo felice che prolungherà la fruizione collettiva del capolavoro.

La sua vicenda storico-critica è stata ricostruita in un volume edito per l’occasione (96 pp., ill. b/n e col., Sagep Genova, € 30,00), curato dalla stessa Orlando, che ha approfittato per inserire un repertorio di aggiornamento al corpus del pittore e ha coinvolto altri studiosi (oltre a Boccardo, Franco Vazzoler, Simona Morando, Agnese Marengo e Raffaella Besta).

Celebrato nel 1642 dal poeta Luca Assarino e a lungo dato per disperso, il dipinto dal singolare soggetto tratto dalle Metamorfosi di Ovidio è stato rintracciato oltre una decina d’anni fa dai madrileni Jorge Coll e Nicolás Cortés presso la collezione degli eredi del VII Duca dell’Infantado. Rientrato in Italia dopo l’acquisto da parte di Baratti, torna nella città dove fu dipinto, intorno al 1638, come ricostruito da Boccardo, molto probabilmente per il conte di Monterrey, il viceré di Napoli di passaggio da Genova per tornare in Spagna. Testimonia così, anche con il soggetto intrigante, tutto il fascino di intrecci artistici culturali e collezionistici di area mediterranea in età barocca.

Chiara Stella, 08 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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