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Una questione di famiglia

Giovanni Pellinghelli del Monticello

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Dal 2 ottobre al 28 febbraio a Palazzo Albergati la mostra «Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga», a cura di Sergio Gaddi e Andrea Wandschneider e prodotta e organizzata da Arthemisia Group, ripercorre con stile esaustivo in ottica temporale, familiare e pittorica oltre 150 anni di attività artistica di quella ramificata stirpe di talentuosi pittori, pietre miliari dell’arte fiamminga, che intesse una strategica rete culturale e artistica nell’Europa continentale fra Cinque e Seicento.

La «Famiglia Brueghel» in effetti riunì in una consorteria avviluppata di parentele e di scuole i più acclamati esponenti della pittura fiamminga fra autunno del Medioevo e Secolo d’oro del Seicento olandese: accanto ai Brueghel delle varie generazioni figurano i Coecke van Aelst, i Quellinus, i Teniers, i Kessel, Hubert Goltz, Lucas van Uden, Jan Philips van Thielen e Theodoor Rombouts. In mostra le opere di Pieter Brughel il Vecchio (1525-69), Pieter Brueghel il Giovane («Bruegel dell’Inferno», 1564-1637), Brueghel dei Velluti (Jan Brueghel il Vecchio, (1568-1625), Jan Brueghel il Giovane (1601-78), Ambrosius Brueghel (1617-75) e Abraham Brueghel (1631-97) illustrano l’invenzione realista e l’influenza dei Brueghel sulla pittura mitteleuropea e non solo.

Mentre il Rinascimento italiano celebrava con Michelangelo e Tiziano l’ideale nobile del «Cortigiano» di Baldassarre Castiglione e la «bellezza ideale» con Raffaello, i Brueghel dipingevano la quotidianità della vita comune: vizi e virtù di contadini e mercanti col capostipite Pieter Brueghel il Vecchio o la rozza allegria della «Danza nuziale all’aperto» (1610 ca) di Pieter Brueghel il Giovane.

Le generazioni a seguire danno invece ruolo centrale alla bellezza della natura, esteticamente e voluttuosamente «contaminata» dal lusso «imbarazzato» della ricchezza olandese (Simon Schama). Nascono la fastosità compositiva, il rigoglio visivo, il compiaciuto dettaglio di nature morte come «Frutta con paesaggio di sfondo» (1670) di Abraham Brueghel o l’«Allegoria dei quattro elementi» (1630-35) di Jan Brueghel il Giovane.

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 23 settembre 2015 | © Riproduzione riservata

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