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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliDa Moretti Fine Arts è stato esposto dal 30 ottobre al 25 novembre un putto o cherubino in legno dorato che Andrew Butterfield, studioso e specialista di scultura, acquistò nel 2012 dagli eredi di Giancarlo Gallino, dopo la scomparsa dell’antiquario torinese nel 2011.
L’opera, che per ora non è in vendita, ha attratto molta attenzione tra gli addetti ai lavori da quando lo stesso Butterfield ne ha proposto, in un’intervista al quotidiano «The New York Times», l’attribuzione a Donatello datandola intorno al 1430: ipotesi che ha trovato concordi alcuni studiosi, tra cui Francesco Caglioti, docente all’Università di Napoli, e Eike Schmidt, neodirettore degli Uffizi e studioso di arte fiorentina. La paternità donatelliana riguarderebbe, secondo Caglioti, l’ideazione e il disegno, e l’esecuzione potrebbe essere avvenuta nella bottega del maestro, destinata a un progetto decorativo.
Progetto di cui potrebbe far parte anche il putto conservato al Museum of Fine Arts di Boston, ma finora presentato con diversa attribuzione, che Butterfield e Caglioti assegnano invece anch’esso a Donatello. Sulla plausibilità dell’attribuzione a Donatello si è pronunciato anche Vittorio Sgarbi.
«Di questo putto donatelliano non conosciamo l’originaria collocazione, quindi non mi pare che il rientro in patria sia così vincolante», ha dichiarato Moretti.
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