Dario del Bufalo
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Il Mausoleo di Augusto non è stato trattato bene dalle amministrazioni di Roma nell’ultimo millennio. Maltrattato, svilito, deturpato: nel Medioevo era una discarica, poi una fortezza dei Colonna; spogliato dei suoi marmi, nel XIV secolo è l’orto degli Orsini, poi un giardino per i Soderini; abbandonato a discarica e deposito nel Rinascimento, nel Settecento diventa anfiteatro per spettacoli popolari e combattimenti per animali, nel XIX secolo è l’Anfiteatro Umberto, diviene auditorium a cavallo col secolo XX.
Forse l’unico intervento di riqualificazione del mausoleo e dell’area è quello del 1934: tanto criticato ma salvò il monumento. Ormai da più di mezzo secolo è ridotto a «un posto triste e chiuso», come ha scritto ultimamente «The Economist», «usato dai romani solo per i bisogni dei cani», un cantiere abbandonato e transennato da anni, un invaso ridotto a latrina che si inonda alle prime piogge.
Dieci anni fa (2006) il concorso del sindaco Veltroni, vinto dall’architetto Francesco Cellini, ridisegna la «buca», che non dialoga molto bene con la città, come non lo ha mai fatto la «scatola» di Richard Meier. I lavori per la realizzazione del progetto dovevano partire lo scorso gennaio, ma si è trattato di un’altra bufala, dell’ennesima occasione perduta.
Pensate a cosa avrebbero potuto organizzare in un altro Paese con monumenti del genere! Più che Caput Mundi, Roma è Caput!
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