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Tutta la grazia di Balestra
- Veronica Rodenigo
- 18 novembre 2016
- 00’minuti di lettura
Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliDal 19 novembre al 19 febbraio la città scaligera rende omaggio ad Antonio Balestra (Verona, 1666-1740), in occasione del 350mo anniversario della sua nascita. Con «Antonio Balestra. Nel segno della grazia», allestita nel Museo di Castelvecchio per la curatela di Andrea Tomezzoli, oltre 60 opere (da prestatori pubblici e privati, italiani ed europei) organizzate in 8 sezioni e comprendenti dipinti, disegni, incisioni, volumi a stampa, restituiscono un prospetto completo e la fortuna di questo artista.
Formatosi prima a Venezia e poi a Roma presso Carlo Maratta e all’Accademia di San Luca (di cui più tardi diventerà membro), Antonio Balestra è, secondo Anton Maria Zanetti, «eccellente maestro» che annovera tra i suoi allievi Giambettino Cignaroli, Rosalba Carriera e Pietro Longhi. «La lezione appresa a Roma, tra lo studio dell’antico, del classicismo di Raffaello e Carracci e della contemporanea pittura di Maratta, spiega il curatore, porta Balestra a temperare i fermenti della cultura veneziana in un linguaggio nuovo, legato a una solida concezione della forma e del valore costruttivo del disegno ma modulato su una temperatura sentimentale di marca emiliana».
Tra le opere presenti, l’«Autoritratto» (1718) proveniente dagli Uffizi di Firenze, il grande disegno con «La caduta dei giganti» che il pittore presentò all’Accademia di San Luca al concorso per la prima classe di pittura, vincendolo nel 1694 (Accademia Nazionale di San Luca, Roma), l’«Annunciazione» (1702), restaurata per l’occasione e proveniente dalla chiesa veronese di San Tomaso Cantuariense. È esposto inoltre per la prima volta un nucleo di 16 disegni conservati presso la Biblioteca Palatina di Parma che mostrano la varietà di registri stilistici, espressivi e tecnici della produzione grafica dell’artista, affiancati a incisioni e libri a stampa.
In chiusura una sezione dedicata alla produzione profana, il cui punto focale è costituito dalle due tele «Teti nella fucina di Vulcano» (galleria privata, Arquà Petrarca) e «Teti immerge Achille nelle acque dello Stige» (collezione privata, Londra) che ricostruiscono, seppur parzialmente, il ciclo di sei dipinti realizzato su commissione di Hugo du Bois per la sua residenza di Rotterdam, smembrato e fino ad oggi mai ricomposto. In occasione della mostra è inoltre stato messo a punto un atlante dei luoghi che tra Verona e provincia ancora conservano le opere dell’artista come Villa Pompei Carlotti (Illasi, Vr) in cui Balestra, affiancato dagli allievi, si cimentò per la prima volta nella tecnica dell’affresco.