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Chiara Stella
Leggi i suoi articoliGenova. Un capolavoro di pittura genovese di proprietà dell’antiquario milanese Giorgio Baratti, la grande «Favola di Latona» di Orazio De Ferrari (193x261 cm, firmato, nella foto), è nelle sale di Palazzo Bianco fino all’8 maggio. «L’iniziativa è stata concepita come un virtuoso impegno congiunto di pubblico e privato, nella convinzione che derivi un reciproco vantaggio dall’intrattenere relazioni trasparenti tra istituzioni museali e un serio mercato artistico». Così scrive il direttore Piero Boccardo nella prefazione al volume che Baratti ha voluto promuovere per approfondire lo studio del capolavoro, celebrato nel 1642 dal poeta Luca Assarino e a lungo dato per disperso. Lo avevano rintracciato una decina d’anni fa i madrileni Jorge Coll e Nicolás Cortés nella collezione degli eredi del VII duca dell’Infantado, ma ora torna in Italia, e proprio a Genova dove fu dipinto.
Il volume, edito da Sagep (96 pp., € 30,00), è curato da Anna Orlando e oltre al saggio critico sull’opera propone un aggiornamento consistente al catalogo del pittore, fermo alla monografia di Piero Donati del 1997. Vi collaborano Raffaella Besta, Agnese Marengo, Franco Vazzoler, Simone Morando e lo stesso Boccardo, la cui ricerca sulla provenienza ha portato a individuare il committente quasi certo nel conte di Monterrey, il viceré di Napoli, allora di passaggio da Genova per poi tornare in Spagna.

La «Favola di Latona» di Orazio De Ferrari