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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliMercoledì 27 luglio, a Sant’Ivo alla Sapienza, sede dell’Archivio di Stato di Roma, è stato presentato il volume Scrigni di storia. Le sedi monumentali degli Archivi di Stato, curato dalla Direzione Generale Archivi del MiC. Il porticato superiore del chiostro di Sant’Ivo ha offerto la perfetta cornice per il libro, nel quale è illustrata una selezione di quarantasette edifici di grande rilevanza per la storia dell’architettura, in cui hanno sede altrettanti archivi di Stato. Presenti sul territorio nazionale in numero di centouno, gli archivi sono sovente ospitati in complessi monumentali assai significativi, che coprono un arco temporale assai vasto: dall’architettura medievale sino al razionalismo novecentesco.
Il patrimonio archivistico dello Stato, stimato in circa millecinquecento chilometri lineari di documenti, è dunque accolto in edifici che meritano adeguata conoscenza e valorizzazione. Questo lo scopo del volume che, come ha precisato Anna Maria Buzzi, Direttore generale Archivi, è il frutto di un lavoro corale. I testi contenuti nel libro, difatti, come pure le immagini, sono stati prodotti dai funzionari della stessa Direzione generale.
«Il libro guarda a questo patrimonio documentale da un angolo visuale inedito, ha aggiunto il ministro Dario Franceschini, per una volta con lo sguardo rivolto ai “contenitori” e non ai contenuti: edifici che costituiscono un patrimonio monumentale da tutelare nella sua unicità. Gli archivi difatti sono i luoghi di conservazione della memoria del nostro paese».
Di ciascun Archivio di Stato, il volume descrive la storia dell’edificio, la sede e il patrimonio archivistico. Si tratta sovente di edifici in origine ospitanti ospedali e conventi come, ad esempio, l’Archivio di Stato di Mantova, ubicato nell’ex collegio e convento dei gesuiti, o dell’Archivio di Stato di Venezia, ospitato nel complesso di Santa Maria Gloriosa dei Frari, nel Sestiere di San Polo. Non mancano le strutture moderne, come l’Archivio Centrale dello Stato nel quartiere Eur di Roma, progettato nel 1939 dagli architetti Mario De Renzi, Luigi Figini e Gino Pollini, e portato a termine negli anni Cinquanta.
La storia del Complesso della Sapienza, in cui si è svolta la presentazione, è stata ripercorsa da Massimiliano Fuksas. Le architetture di Pirro Ligorio, Giacomo della Porta e Borromini hanno creato non solo «un luogo affascinante, ma un pezzo della cultura urbanistica della città. Qui c’è una delle opere più straordinarie di Borromini. Strutture che ora si progetterebbero utilizzando gli algoritmi, Borromini le creava invece disegnando».
Non meno rilevante è il valore dei fondi archivistici conservati alla Sapienza, il cui nucleo principale è rappresentato dalle carte prodotte dallo Stato Pontificio fino al 1870. Inoltre, appartiene all’istituto anche il fondo dell’Università di Roma, con documenti dal XV al XIX secolo relativi allo Studium Urbis, la Sapienza di Roma, qui istituita da Bonifacio VIII nel 1303 con la bolla «In suprema praeminentia dignitatis».

L’archivio di Stato di Venezia
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