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Graziella Melania Geraci
Leggi i suoi articoliRealmonte (Agrigento). Sul trampolino rosa, opera di Alex Pinna, è seduto un esserino scuro; attende silenzioso, proiettato verso l’altezza e verso il Mediterraneo. Forse l’omino si è arrampicato lungo la Scala dei Turchi, parete bianca, abbacinante, una immensa e stupenda gradinata naturale di roccia liscia sulla costa di Realmonte a due passi da Agrigento, per arrivare sulla cima, al White Wall, un parco per artisti, tra ulivi e macchia mediterranea.
Il progetto Scala dei Turchi-White Wall, nato a luglio da un’idea di Giuseppe Alletto in collaborazione con Dario Orphée La Mendola e Michele Lombardo, annovera già oltre una dozzina di installazioni-opere che dialogano con la natura e con un ambiente dai molteplici stimoli. Storia, arte e natura ma anche sguardo puntato sulle rive opposte del mare, da dove vengono, sui barconi, viaggiatori, genti e culture diverse. Nel parco-museo un gigante di sei metri, vestito di stracci, con le braccia rivolte verso il sud, installazione di Sergio Barbara, veglia dall’alto donando «The Great Hug», il grande abbraccio, mentre le luminarie di Domenico Pellegrino, troppo festose per annunciare un messaggio reale, accolgono con un Welcome denso di domande chi vuole approdare. Lo spazio espositivo si allarga anche oltre l’uliveto per arrivare alla Scala dei Turchi, che diventa scenario di performance come Mysterious Encounter dell’australiana di origini iraniane Sepideh Farzam, e a un appartamento a due piani nel centro di Realmonte, sede della residenza artistica.
Gli ambienti sono caratterizzati dalla tipicità locale, con un arredamento originale, a metà tra il tradizionale e il kitsch, come lo hanno lasciato i vecchi proprietari e dove le opere contemporanee fanno capolino tra la chincaglieria.
Le attività invernali proseguiranno all’insegna della ricerca, con conferenze e inviti specifici ad artisti e curatori, in attesa di una nuova stagione che si affacci sul mare contemporaneo.

L'opera di Alex Pinna. Foto di Michele Lombardo

Sergio Barbàra, «The Great Hug». Foto Francesca Lombardo

L'installazione di Michele Lombardo
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