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«Death of a loyalist militiaman (Il miliziano colpito a morte)» (1936), di Robert Capa. © International Center of Photography / Magnum Photos

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«Death of a loyalist militiaman (Il miliziano colpito a morte)» (1936), di Robert Capa. © International Center of Photography / Magnum Photos

Robert Capa e Gerda Taro insieme a Torino

Da Camera 120 fotografie raccontano il loro legame professionale e affettivo

Francesca Interlenghi

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A partire dal 14 febbraio Camera-Centro Italiano per la Fotografia presenta «Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra». La mostra, a cura di Walter Guadagnini e Monica Poggi, raccoglie circa 120 fotografie che raccontano il legame professionale e affettivo fra Endre Ernő Friedmann (Budapest, 1913) e Gerta Pohorylle (Stoccarda, 1910), questi i loro veri nomi, due grandissime personalità che hanno consegnato alla storia la conoscenza della guerra mediata dalla macchina fotografica.

Entrambi di origine ebraica, si sottraggono alla minaccia nazista cercando riparo in Francia. A Parigi, nel 1934, si incontrano, si innamorano e si impegnano nella fotografia, ma trovare committenze nella capitale francese, allora in pieno fermento culturale, era estremamente difficile. È Gerda la fautrice delle loro nuove identità, lei che costruisce per il giovane freelance, il cui talento faticava a emergere, il personaggio di Robert Capa: un fantomatico celebre fotografo americano approdato in Europa per lavorare. Un nome che funzionava bene dal punto di vista mediatico.

Mossi dagli stessi ideali liberali, nel 1936 seguono sul campo gli sviluppi della guerra civile spagnola, armati di strumenti fotografici piccoli e agili che permettono loro di entrare rapidamente in azione. Lei con la sua Leica, da cui il titolo del romanzo di Helena Janeczek La ragazza con la Leica (Guanda, 2017), lui con la sua Contax, diventano testimoni cruciali del conflitto e acquistano notorietà realizzando reportage per le riviste militanti francesi «Vu» e «Regards» e per il settimanale a rotocalco americano «Life». In quello stesso anno a Cordoba, Capa realizza il leggendario scatto del «Miliziano colpito a morte», che tragicamente cristallizza un soldato dell’esercito repubblicano, nell’attimo stesso in cui viene ucciso da un proiettile sparato dai franchisti. Pochi mesi dopo a Barcellona, lo sguardo inedito di Taro immortala una combattente che si addestra sulla spiaggia: scarpe con i tacchi e pistola puntata.

Pioniera della fotografia di guerra, Taro trova la morte giovanissima, quando torna da sola a Brunete dopo la vittoria del Fronte Popolare. Nel trambusto della battaglia, finisce schiacciata sotto i cingoli di un carro armato americano. È il 26 luglio del 1937. L’anno successivo, esce negli Stati Uniti Death in the Making, il libro che Capa dedica alla compagna e che raccoglie molte delle immagini di entrambi esposte in questa occasione, visibili sino al 2 giugno.

«Death of a loyalist militiaman (Il miliziano colpito a morte)» (1936), di Robert Capa. © International Center of Photography / Magnum Photos

«Republican militiawoman training on the beach (La miliziana repubblicana che si allena sulla spiaggia)» (1936), di Gerda Taro. Cortesia dell’International Center of Photography

Francesca Interlenghi, 12 febbraio 2024 | © Riproduzione riservata

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