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Quello che ci intriga nelle aste di luglio e agosto

Redattori, corrispondenti, collaboratori e lettori di «Il Giornale dell’Arte» sono attenti indagatori delle occasioni, eccezioni e stranezze che il mercato dell’arte continua a offrire

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Redazione GdA

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Già Hogarth ridicolizzava la moda
William Hogarth (1697-1764) è considerato il padrino della satira politica inglese, noto fra le altre cose, per il suo rapporto di amicizia con Mary Edwards, che nel 1742 gli commissionò per 60 sterline «Taste of high life». È l’ultima opera di Hogarth in mani private, prima della serie «Marriage à-la-Mode», di cui fanno parte i suoi dipinti più celebrati. La tavola ridicolizza ciò che Hogarth definiva «aristocrazia dandificata» e «la sua ossessione per la moda estera e il lusso importato». La provenienza del dipinto è la sua chiave di lettura: Mary Edwards era considerata una delle donne più ricche d’Inghilterra e nota mecenate; un personaggio singolare, unica nel suo genere che, sfruttando il legame di amicizia anticonformista con il pittore, si prende gioco dei futili ornamenti femminili delle dame dell’aristocrazia, quasi come un atto di ribellione contro coloro che la usavano per il suo denaro. L’opera sarà in asta da Sotheby’s a Londra il 5 luglio con una stima di 2-3 milioni di sterline.
[Beatrice Cumino]

Due ritratti dimenticati di Rembrandt
L’ultima volta che queste due piccole tavole (20x17 cm, ognuna) sono transitate sul mercato era il 1824, nella vendita londinese del primo Barone di Glenlyon, ora come allora messe all’asta da Christie’s (Old Masters Part I, 6 luglio). Rappresentano una vera riscoperta, perché nessuno ha avuto l’opportunità di conoscerle e di studiarle da quasi un secolo. La stima di 5-8 milioni di sterline si spiega col fatto che sono entrambe firmate e datate (1635); che sono tra i pochi ritratti di Rembrandt rimasti in mani private e che sono tra i più piccoli di dimensione mai dipinti dal celebre pittore olandese. Tutti questi elementi concorrono a eccitare il mercato che si trova di fronte a qualcosa di apparentemente irripetibile. Prima di metterli in vendita sono stati condotti degli studi scrupolosi i cui risultati hanno «blindato» il nome di Rembrandt. È stata identificata la coppia di personaggi ritratti, è stata ricostruita la provenienza dei dipinti dal 1824 al 1671, quando compaiono per la prima volta nell’inventario postumo della figlia dei coniugi van der Pluym (i due raffigurati), lontani parenti del pittore.
[Simone Facchinetti]

Solo tre Beato Angelico in cento anni
Per la terza volta in un secolo, una tavola del Beato Angelico andrà all’asta. Il dipinto a fondo oro verrà presentato da Christie’s a Londra il 6 luglio con una stima di 4-6 milioni di sterline. Si tratta di una Crocifissione con la Vergine, san Giovanni e la Maddalena, riscoperta negli anni Novanta di cui si ipotizza l’esecuzione tra il 1419 e il 1424. Si pensa che il pannello sia stato acquistato da William Bingham Baring, secondo Lord Ashburton (1799-1864), e che sia stato tramandato per discendenza all’interno della famiglia. Negli ultimi cento anni sono state registrate solo due vendite all’asta di opere del Beato Angelico: una piccola tavola venduta da Christie’s a New York lo scorso anno per 4,7 milioni di dollari e una «Crocifissione con santi» leggermente più grande venduta in Italia nel 2003 per 1,2 milioni di dollari. Francis Russell, vicedirettore di Christie’s e studioso dell’artista, nel 1996 aveva descritto così la tavola: «La tenerezza con cui Cristo è raffigurato è accompagnata dalla cruda emozione della Vergine e dal pathos della Maddalena inginocchiata e aggrappata alla Croce, il cui spessore è rivelato dalla posizione delle braccia. Ogni gesto è perfettamente soppesato». L’opera è stata richiesta per la mostra «Fra Angelico», curata da Carl Brandon Strehlke nel fiorentino Palazzo Strozzi dal 26 settembre 2025 al 25 gennaio 2026.
[Beatrice Cumino]

È quell’altro che non ricordo o Velázquez?
Quando un quadro è firmato a quattro mani la prima domanda che sorge spontanea è: chi l’ha veramente dipinto? «Il Ritratto di monsignor Cristoforo Segni», maggiordomo di Innocenzo X, reca, affiancate, le firme di Velázquez e di Pietro Martire Neri, un pittore cremonese che aveva lavorato assieme al pittore spagnolo, durante il suo soggiorno romano del 1650. La stima di 3,5-4,5 milioni di sterline (Sotheby’s, Londra, Old Master & 19th Century Paintings Evening Auction, 5 luglio) sconta questa incertezza. Se fosse tutto di Velázquez a quel prezzo sarebbe regalato e, infatti, non è così. I conoscitori dell’argomento sono unanimi nel credere che solo la testa spicchi sul resto, una porzione piccola ma significativa. Il dipinto era stato venduto a 3,4 milioni dollari, nel 2018, sempre da Sotheby’s. Chissà perché il proprietario se ne vorrà già sbarazzare? Forse non faceva abbastanza colpo sugli ospiti dire che l’autore del quadro era Velázquez e un altro, di cui non ricordava il nome.
[Simone Facchinetti]

Un disegno per la Cesarea Maestà
Il 5 luglio, in occasione della settimana dedicata alle aste degli Old Masters a Londra, Bonhams propone un disegno a inchiostro di Giovanni Francesco Barbieri, il Guercino (1591-1666). Si tratta di uno studio per il dipinto «San Giovanni Battista» ora al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Come racconta Cesare Malvasia, Ferdinando III (1608-57), uno dei mecenati più prestigiosi del Guercino, commissionò «un quadro grande per la Cesarea Maestà dell’Imperatore con un s. Giovanni nel Diserto mandato a Vienna». Com’era abituale nella lavorazione dell’artista, ogni dipinto veniva accompagnato da più disegni preparatori eseguiti in tecniche diverse che ci permettono di comprendere il processo che aveva condotto l’artista alla composizione finale. Il disegno in asta a Londra è uno di questi esempi e verrà presentato all’incanto con una stima di 40-60mila sterline.
[Beatrice Cumino]
 

Redazione GdA, 04 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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