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Francesca Romana Morelli
Leggi i suoi articoliIn via di Monserrato l’antiquario Alessio Ponti, titolare della Galleria Ottocento e attivo da una ventina d’anni, ha acquisito un ambiente adiacente al suo spazio, destinandolo all’esposizione di arte contemporanea: «Ho bisogno di vedere in un modo diverso la pittura da cavalletto dell’Ottocento, dichiara. Pur rimanendo nel solco della ricognizione storica, mi interessano artisti tra gli anni Cinquanta e Ottanta del Novecento. Perciò ho avviato una serie di mostre che abbina autori di questi due diversi ambiti storici».
Fino al 19 giugno propone «Un bisogno ossessionante di cosmo», in cui accoppia i pittori piemontesi Pietro Sassi (1834-1905) e Pinot Gallizio (1902-64), nati rispettivamente ad Alessandria e ad Alba: «Sono divisi dal trascorrere di un secolo e da un tempo segnato da due conflitti mondiali, da trasformazioni sociali e politiche, commenta Ponti, eppure Sassi e Gallizio sono accomunati dallo stesso attaccamento alla terra d’origine, alle sue tradizioni, e, soprattutto, da una volontà di sperimentazione aperta alle istanze della coeva cultura europea».
Poco più che trentenne, Sassi conclude la sua formazione di paesaggista viaggiando in Europa, fino a giungere a Parigi (1865). Gallizio, invece di professione farmacista, inverte la rotta della sua formazione facendo convergere ad Alba, nel cuneese, Asger Jorn e Piero Simondo, con i quali fonda il Laboratorio Sperimentale del Movimento Internazionale per una Bauhaus immaginista (1955), poi sfociato nell’Internazionale Situazionista. Di Sassi è esposta una serie di impressioni dal vero di Roma e della campagna circostante. Di Gallizio un nucleo di opere materiche realizzato negli anni Sessanta e proveniente da Marta Lonzi, sorella della critica d’arte Carla.
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