Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliTenere gli occhi aperti sugli effetti che gli interventi del Pnrr avranno su clima, energia e paesaggio, e fare adeguate proposte. Controllare l’impatto di impianti eolici e fotovoltaici e, nel caso, contestarli in continuità con l’azione svolta finora dall’associazione. Sono alcune delle priorità che Antonella Caroli (nata nel 1951 a Taranto, ma triestina), appena eletta presidente di Italia Nostra, indica a «Il Giornale dell’Arte».
Succede a Ebe Giacometti, che entrò in carica a fine 2019. A lungo militante dell’associazione fondata nel 1955, già presidente della sezione di Trieste, laureata in Architettura al Politecnico di Torino, Antonella Caroli si è occupata a lungo di tutela del patrimonio culturale e del porto triestino, sia come segretario generale dell’Autorità portuale sia come studiosa e, fino al 2015, come direttrice dell’Istituto di Cultura marittimo portuale di Trieste.
Si è interessata di archeologia industriale, della salvaguardia degli impianti portuali e di scali internazionali, tra cui Rotterdam, Amburgo, Danzica, Stoccolma, Città del Capo e Melbourne. Autrice di numerose pubblicazioni sul tema, è giornalista pubblicista.
Presidente Caroli, qual sarà il compito prioritario di Italia Nostra?
Di certo dovremo concentrare la nostra attenzione e le nostre azioni sulle nuove situazioni generate dal Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sui vari settori bisogna preparare delle proposte e intervenire a livello istituzionale. In particolare sul clima, sull’energia e sul paesaggio, ma anche su questioni che sono da sempre al centro dell’azione di Italia Nostra, come la salvaguardia dei monumenti e del patrimonio storico architettonico.
La transizione ecologica punta sulle energie rinnovabili con ampio ricorso a impianti eolici e fotovoltaici. Qual è la sua posizione?
Il problema è che queste nuove tecnologie purtroppo permettono anche degli abusi sul territorio, soprattutto nel Centro Sud, con l’invasione dei terreni agricoli. Anche perché con gli incentivi si propongono interventi spesso non adeguati. È grave perché probabilmente senza gli incentivi molti di questi interventi non ci sarebbero: bisogna vedere quanto viene pianificato, quanti in modo casuale o quando invece realizzato per puro interesse economico. Stiamo preparando documenti per evitare la distruzione del paesaggio, che è tra i temi al centro dell’azione di Italia Nostra.
Ha qualche esempio concreto da monitorare?
C’è da intervenire molto sul fronte adriatico. Ma sono molte le aree da controllare. È anche una questione di prospettiva: anche se c’è un ritorno di interesse dei giovani verso l’agricoltura, è chiaro che se si occupano tutti i terreni con i nuovi impianti è un grosso problema…
Ritiene necessario intervenire in qualche modo sull’organizzazione di Italia Nostra?
C’è sicuramente un’esigenza di riorganizzazione interna perché 66 anni fa, quando Italia Nostra è nata, le condizioni erano differenti. Noi abbiamo fatto un lungo percorso di riorganizzazione, anche adeguando lo Statuto come richiesto alle associazioni del «terzo settore» (gli enti che intervengono in vari campi per attività di interesse pubblico, Ndr), ma senza cancellare o sottovalutare l’impianto originale dell’associazione né tradire l’identità originaria dei nostri fondatori. Con la pandemia abbiamo dovuto ricorrere a tutti i collegamenti online, e continueremo a potenziare la nostra attività virtuale anche se rimane prioritaria la relazione in presenza con le persone.
Qual è la situazione del porto di Trieste, di cui lei è una grande esperta?
Operiamo sul campo di battaglia da più di trent’anni. Siamo riusciti, attraverso una campagna di vincolo, a salvare il patrimonio storico soprattutto del Porto vecchio e siamo riusciti a trovare fondi per la ristrutturazione e il riuso della Centrale idrodinamica, della Sottostazione elettrica e del Magazzino. È in corso la rigenerazione dell’intero porto su cui dobbiamo vigilare, perché un patrimonio così importante e unico al mondo non venga alterato.
Su che cos’altro sarà importante vigilare?
La tendenza generale degli architetti, e soprattutto delle «archistar», è intervenire in luoghi storici per renderli «altri», con interventi che ne alterano l’identità architettonica. È una tendenza che bisogna combattere, altrimenti tutte le città, tutti i luoghi, potrebbero risultare irriconoscibili. In particolare adesso, con gli interventi del 110 o del 90% (i cosiddetti superbonus per i lavori edilizi e per le facciate, Ndr), rischiamo di cambiare la fisionomia delle città. In ogni regione la situazione è diversa, ma tutte le sezioni di Italia Nostra sono sempre in prima fila a vigilare su questi interventi. Ci sono molti esempi invasivi, ad esempio in Puglia e Basilicata. Come messaggio vorrei però dire che Italia Nostra ha tutta l’esperienza e le competenze perché i Ministeri della Cultura e dell’Ambiente ci considerino un referente prioritario per il territorio. È uno degli obiettivi più importanti: sarebbe bene essere riconosciuti anche a livello istituzionale per incidere maggiormente sulle scelte.
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