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Paesaggi spaesanti

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Redazione GDA

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Venezia. «La pittura, per me, è come una fuga: è capace di condurmi in un altro luogo», ha dichiarato Peter Doig, scozzese classe 1959, le cui opere tratteggiano un paesaggio a metà tra sogno e realtà, immaginazione e acuta osservazione del mondo, dando forma a un altrove, appunto, a un microcosmo alternativo, allo stesso tempo estraneo e familiare. Dal 5 maggio al 4 ottobre la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia ospita nella sede di Palazzetto Tito la sua prima personale italiana, a cura di Angela Vettese e Milovan Farronato. In mostra i suoi dipinti, alcuni dei quali appositamente realizzati per l’esposizione: tele di grandi dimensioni accanto a lavori di piccolo formato e a opere su carta. Nato a Edimburgo e cresciuto tra Trinidad e il Canada, Doig conduce un’esistenza itinerante (si sposta fra Londra, New York, Düsseldorf e Trinidad). È tra gli artisti più quotati al momento: un suo dipinto del 1999, «Country Rock», è stato battuto un anno fa da Sotheby’s per 15 milioni di dollari. Le sue opere, costellate di riferimenti alla storia dell’arte, combinano una sensibilità impressionista a un colorismo prettamente fauve;– con uno stile simultaneamente vigoroso e delicato, memore di Cézanne, Daumier, Gauguin e Picasso, dipinge paesaggi esotici, cieli stellati, canoe su distese marine e campi da cricket. La figura umana, nei suoi quadri, compare spesso solitaria, meditabonda: «A volte, spiega Doig, dipingo persone assorte che cercano di capire, di trovare un senso nell’ambiente intorno a loro. Ma in realtà il ruolo della figura è sempre lo stesso: catturare l’attenzione di chi guarda e avvincerlo, attirandolo nell’opera».


Redazione GDA, 27 aprile 2015 | © Riproduzione riservata

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